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venerdì 31 agosto 2012

L'ADEGUAMENTO DELLE SANZIONI ALLE COOPERATIVE SARA' UN BUCO NELL'ACQUA

Questa è la novità
DECRETO SVILUPPO 2012 - «Disposizioni dirette a favorire la crescita, lo sviluppo e la competitività nei settori dell’infrastrutture, dell’edilizia e dei trasporti»

Articolo 46 - Adeguamento del sistema sanzionatorio delle cooperative

«1. All’articolo 12 del decreto legislativo 2 agosto 2002, n. 220, dopo il comma 5-bis sono aggiunti i seguenti commi:
“5-ter. Agli enti cooperativi che si sottraggono all’attività di vigilanza o risultano irreperibili al momento delle verifiche disposte nei loro confronti si applica la sanzione amministrativa da euro 50.000 ad euro 500.000 per il periodo in corso alla data di riscontro del comportamento elusivo da parte dell’autorità di vigilanza e per ciascuno dei successivi periodi fino alla cessazione dell’irreperibilità. La stessa norma si applica alle irregolarità previste dall'articolo 10 della legge 23 luglio 2009, n. 99, in sostituzione della sanzione della sospensione semestrale di ogni attività.”».
*********************
Questa è la situazione di molte cooperative in Italia
La vigilanza alle cooperative è organizzata in maniera che su di esse sia impossibile intervenire seriamente. Infatti il controllo del rispetto delle norme sul lavoro è competenza del Ministero del Lavoro, quello invece sulla "mutualità" (cioè se si tratti o meno di cooperative genuine) è di competenza del Ministero dello Sviluppo Economico. Se io sono un lavoratore sfruttato in una cooperativa e vado a denunciare ciò al Ministero del Lavoro il mio datore di lavoro lo viene a sapere prima che venga effettuato il controllo e, pertanto, io perdo il posto di lavoro.Quando il Ministero del Lavoro viene a fare il controllo il rapporto di lavoro si è ormai concluso, dalla documentazione sul lavoro non emergono irregolarità e, poichè ormai il rapporto di lavoro si è esaurito, il Ministero mi dice: se vuoi tutelare le tue ragioni devi fare causa al datore di lavoro. Solo vincendo la causa dopo anni avrei in teoria la possibilità di recuperare i miei soldi sempre che la cooperativa in cui ho lavorato esista ancora. Per l'INPS avviene una cosa analoga: attiva la sua vigilanza solo dopo che, dopo anni, sia stata emessa una sentenza che mi dia ragione. All'interno delle cooperative è impossibile aderire a un sindacato vero, pena il licenziamento immediato.Ovviamente il costo dell'iniziativa legale è tutto sulle mie spalle.
Se io, lavoratore sfruttato, lo sono anche perchè quella è una falsa cooperativa (cioè una impresa a scopo di lucro mascherata da cooperativa per godere delle agevolazioni) dove solo formalmente io sono coimprenditore ma in realtà
sono l'ultima ruota del carro ( devo solo obbedire, non partecipo alla vita sociale, ecc.), ciò non può interessare al Ministero del Lavoro perchè di competenza di un'altra Amministrazione, il Ministero dello Sviluppo Economico. Ma solo in teoria. Infatti se una cooperativa aderisce a una delle cinque centrali cooperative (Legacoop, Confcooperative, AGCI, UNCI, UNICOOP) la vigilanza obbligatoria per legge, con frequenza annuale o biennale , è svolta non da revisori statali ma da revisori privati reclutati e pagati dalla Centrale Cooperativa a cui quella cooperativa si è iscritta, pagando la relativa quota associativa (migliaia di euro).Quindi il controllore è retribuito dal mio datore di lavoro. Di solito dai verbali (che non comprendono indagini sul rapporto di lavoro) delle Centrali non emergono irregolarità e i giudizi sono quasi sempre benevoli. Se proprio qualcosa deve essere sistemato viene fatto dal revisore un invito a sanare quelle irregolarità (ma ripetiamo mai e poi mai relativamente al rapporto di lavoro) entro un determinato termine (3 mesi di solito) alla scadenza del quale c'è un accertamento che, se ha esito positivo, comporta la non proposta di provvedimenti al Ministero.E' di fatto impossibile che da queste revisioni scaturiscano proposte di ispezioni straordinarie , cioè fatte direttamente dal Ministero con ispettori statali, e anche se ciò in teoria avvenisse, accadrebbe dopo mesi quando tutti i buoi sono scappati. Il "pronto intervento" è sconosciuto nella vigilanza cooperativa così come in quella del lavoro. Solo le cooperative non aderenti a nessuna Centrale sono ispezionate annualmente o biennalmente da revisori statali ministeriali. In teoria, poichè in realtà vengono solo marginalmente investite dall'attività di vigilanza. Infatti i revisori cooperativi (oggi provenienti per lo più dalle fila del Ministero del Lavoro, del Ministero dello Sviluppo Economico e dell'Agenzia delle Entrate) sono pochissimi, svolgono l'attività al di fuori dell'orario di ufficio, non sono supportati da una attività amministrativa decentrata a cura del Ministero dello Sviluppo Economico. La dirigenza del Ministero del Lavoro infatti da anni ostacola sia l'attività dei revisori appartenenti alla sua Amministrazione (frapponendo continui ostacoli burocratici) sia la possibilità che essi possano essere utilizzati dal Ministero dello Sviluppo Economico (per esempio con processi di mobilità volontaria), la mattina, per supportare l'attività ispettiva vera e propria, in strutture che tra l'altro già sarebbero disponibili (gli uffici provinciali delle Poste).Anche le Ispezioni straordinarie di riflesso soffrono di tali problemi. Il Ministero dello Sviluppo Economico quindi gestisce solo dal centro (Roma) tutta questa attività , afflitto da una carenza paurosa di risorse umane e materiali.Quindi anche le cooperative non aderenti a Centrali che si comportano male , oltre a non essere toccate seriamente dalla vigilanza sul lavoro , non lo sono anche da quella sulla mutualità. Pur pagando le stesse, per quest'ultima, un cospicuo contributo biennale di revisione che storicamente solo in minima parte viene destinato alla vigilanza cooperativa.
Le cooperative che si comportano scorrettamente, in generale, si sono sempre fatte un baffo delle sanzioni, sia quelle sul lavoro che sulla mutualità.
Poichè l'ispettore di cooperative non ha i poteri dell'ufficiale di polizia giudiziaria , al contrario delle forze dell'ordine non ha la possibilità di operare a sorpresa ma deve sempre "bussare" alla porta (il rafforzamento delle prerogative in ispezione straordinaria è sempre stato più teorico che pratico).Inoltre non tutti sanno che egli non ha il potere di irrogare direttamente le sanzioni ma ha solo un potere "di proposta" la quale può essere accolta ma anche non accolta o commutata dal superiore Ministero previa consultazione della Commissione Centrale Cooperative (in cui sono rappresentate le Centrali ai massimi livelli).
Possiamo immaginare quali ampie possibilità di "farla franca" abbia una cooperativa che, pur sfortunata nell'essersi imbattuta nell'ispettore "sbagliato", sappia "muoversi bene" nei meandri ministeriali.
Inoltre, la vigilanza cooperativa ha più che una caratterizzazione poliziesca, una valenza bonaria di assistenza all'ente mutualistico. E a chi non viene l'istinto di accarezzare la testa a un Pittbull se questo, invece di digrignare i denti comincia a scodinzolare, a abbassare le orecchie e a farci gli occhi dolci?Ovviamente prima che dalla conclusione del verbale emerga che non trattasi di cucciolone ma di una belva vera e propria. Il fatto che l'ispettore di cooperative che si accolga che qualcosa non va nei rapporti di lavoro possa e debba inviare il proprio verbale all'Ispettorato del Lavoro non determina alcuna concreta conseguenza proprio perchè egli non può per legge invadere la competenza di un altra Amministrazione. E di solito il funzionario pubblico non inoltra denunce se non ha in mano qualcosa di solido.E come fa ad averlo se non può indagare e approfondire la materia?
Quelle all'inizio del presente articolo sono le "sanzioni" nella loro ultima versione relativamente ai casi di sottrazione all'attività di vigilanza, di irreperibilità e di inottemperanza alla diffida dell'ispettore (il già richiamato invito "a termine")
Come già "confessato" nella relazione ministeriale al provvedimento, il legislatore, che di solito si interessa di cooperative una volta ogni dieci anni su richiesta delle lobby del settore, questa volta è intervenuto sua sponte per racimolare almeno un milione di euro per anno  (questa è la stima). In un certo senso a differenza del passato ora cerca di andare più al sodo con le cooperative poichè nè la crescente imponibilità di quota degli utili nè le paventate esclusioni da agevolazioni fiscali e di altra natura hanno mai dato effetti palpabili.
Ma ribadiamo che questo aggiustamento nelle sanzioni non avrà alcun effetto sulle situazioni esposte nel filmato, appunto perchè nulla mutano nel tratto fondamentale di insufficienza (voluta dal Potere e non certo colpa degli addetti) dell'attività di vigilanza sulle cooperative, sia per la parte di competenza del Lavoro che in quella dello Sviluppo Economico (vi siete mai domandati perchè dal 2001 soprattutto il Lavoro ha fatto il possibile per scongiurare qualsiasi ipotesi di coordinamento tra le due Amministrazioni? Un caso? Ignavia o qualcosa di molto peggio?).
Diteci altrimenti quante cooperative, prima del proprio scioglimento volontario anticipato, abbiano restituito le agevolazioni fiscali e di altra natura ricevute. Diteci poi quante cooperative abbiano subito la sospensione dei 6 mesi e se questa sia stata effettivamente applicata e con quali reali effetti economici sull'attività di quegli enti. L'unico soggetto a cui va dato il merito di aver combinato qualcosa di serio in tutti questi anni, nel controllo sulle cooperative (pur anche qui, solitamente, in situazioni in cui gran parte dei beni avevano preso il volo) è la Guardia di Finanza.
Tutto fumo negli occhi , quindi, per distrarre dal vero nodo del problema. Vigilanza in capo alle Associazioni: nel 2012 non può più esistere che controllore e controllato coincidano. Occorre trovare la maniera che tutta la vigilanza sulle cooperative torni allo Stato, mantenendo ovviamente i posti di lavoro degli attuali revisori privati.
Vigilanza Statale: il Ministero della Funzione Pubblica faccia in modo che : Ministero del Lavoro, Ministero dello Sviluppo Economico, Agenzia delle Entrate, prima a livello politico e poi di dirigenza si mettano attorno a un tavolo e si incontrino ogni mese per coordinare l'attività dei loro revisori di cooperative, per mettere a loro disposizione le risorse necessarie, per fare in modo che vigilanza sul lavoro, sulla mutualità e fiscale vadano nella stessa direzione e nè si sovrappongano nè (maliziosamente) si dissocino. Subito consentire ai revisori che lo volessero di trasferirsi presso gli uffici periferici della vigilanza cooperativa (da istituire) e subito ritorno dell'esame dei verbali di revisione delle Associazioni agli uffici pubblici i quali curino, come qualche anno fa, diffida e accertamento (è assurdo infatti che questi ultimi due passaggi vengano gestiti, in evidente conflitto di interessi, dalle Associazioni stesse). Le Centrali ,che sovente si lamentano di subire concorrenza sleale dalle non associate non vigilate dallo Stato, ora facciano in modo che non accada che le aderenti abbiano dei vantaggi rispetto alle non aderenti in caso di non ottemperanza alle diffide. Diano prova di maturità e contribuiscano, con questo sacrificio, a rifondare il nostro Paese su basi di maggiore serietà.

mercoledì 29 agosto 2012

VICENDA DEI MAROCCHINI LICENZIATI A TORTONA (AL) CON UN CARTELLO.PONIAMOCI ALCUNI INTERROGATIVI.

Questa la notizia


E questo è il servizio del TG3




Ringraziamo tutti i partiti, i sindacati e le associazioni locali che si sono mobilitati per dare aiuto a queste persone.


Però, in un momento in cui il Ministro Fornero afferma che con le sue misure cambierà in maniera decisiva il mondo del lavoro, crediamo sia necessario porsi alcune domande. Perchè forse il vero cambiamento del lavoro in Italia parte dalle relative risposte.


  1. siamo ricchi di Associazioni datoriali di tutti gli orientamenti e tendenze. Anche in campo agricolo. La storia del lavoro nei campi è stata molto dura nel nostro Paese. Queste cose le abbiamo viste da anni. Eppure: quanto tempo è ancora necessario affinchè si porti un po' più di civiltà nel mondo agricolo italiano? Stanno lavorando su questo le Associazioni o fanno finta di non vedere per non perdere iscritti o potenziali iscritti?
  2. Visto che le Aziende della Grande Distribuzione amano essere protagoniste di convegni sulla Responsabilità Sociale, non hanno nulla da dire su questi episodi? Non dovrebbero essere loro, visto che non possono non sapere, a dissuadere questi loro fornitori dal comportarsi in questa maniera?
  3. Notare un passaggio importante. Non è che l'azienda abbia interrotto i rapporti dopo un verbale conclusivo dell'Ispettorato del Lavoro o di qualche altra Autorità di controllo. No: i lavoratori si sono rivolti alle Autorità, i datori l'hanno saputo (da chi?le indagini, in certi casi non dovrebbero essere segrete?) e hanno cacciato in quella maniera i lavoratori. E nessuna Autorità ha reagito (non dico per i lavoratori, ma almeno per tutelare la sua immagine e il suo prestigio) Sorgono spontanee delle domande:
    a) quali sono le condizioni operative degli Ispettorati del Lavoro sul territorio?Da quanto dura questa situazione? Cosa si è fatto in concreto da parte dell'Amministrazione e da parte di ogni Sindacato del lavoro pubblico?
    b) l'Italia è un Paese libero. Ma la legge esiste ed è più o meno fatta rispettare. Se rubi al supermercato la guardia giurata ti impedisce subito di farlo. Se rubi in un appartamento i Carabinieri ti pigliano, subito o arrivano a te con le indagini. Quindi grande attenzione alla tutela del patrimonio. Così come alla tutela delle donne e dei bambini. Perfino degli animali (c'è stato un inasprimento delle sanzioni anche in questa materia). Se metti la macchina in divieto di sosta arriva il vigile che ti fa la multa e se necessario chiama il carro attrezzi. Il tratto comune è questo: se ti comporti in una certa maniera l'Autorità interviene subito a fermare l'illecito e a porre fine al danno. Adesso anche allo Stadio. Nel mondo del lavoro, no. Il datore di lavoro può combinare qualsiasi cosa (schiavizzare le persone, affamarle, rovinare le famiglie licenziandole, consentire a un capo reparto di minacciare gli operai, procurare incidenti anche mortali,ecc.) ma il lavoratore, per avere giustizia, deve aspettare anni per averla, a spese sue, con la concreta possibilità, poiché oggi va di moda, che il lavoratore si veda dare torto perchè magari non ha potuto pagarsi il migliore avvocato. Nel mondo del lavoro (chissà chi l'ha deciso e ci piacerebbe sapere cosa ne pensano i sindacati “conflittuali”) non esistono attività di intelligence, sotto copertura (cioè in incognito), riprese con telecamere nascoste, riprese (a scopo dissuasivo, per esempio nei cantieri) con telecamere fisse (collegate alle forze dell'ordine o, basterebbe, con gli ispettorati del lavoro -signori, avete i Carabinieri nelle DPL, lasciateli lavorare, loro saprebbero cosa fare) . Ma soprattutto non esiste (è vietato da anni persino pensarlo) il pronto intervento. Ve l'immaginate una “squadra mobile” dell'Ispettorato del Lavoro?Solo in un caso questo avviene: quando c'è da andare a constatare il decesso di un operaio sul lavoro. Quando chi uccide o rovina un lavoratore avrà la stessa paura di essere colto sul fatto e punito che oggi ha chi ruba una mela al supermercato allora potremo dire di essere un Paese civile. Prima no: mettetela come volete ma in materia di lavoro siamo ancora un Paese di ipocriti, di illusi, di struzzi che mettono la testa sotto la sabbia. Ministro Fornero, ci dimostri che Lei non lo è.
  4. Ma il passaggio che a nostro parere è intollerabile è quello relativo alla notizia che l'attività sia passata a una cooperativa con lavoratori indiani. E l'impegno di chi prima aveva reagito sembra fermarsi lì, così come l'indagine del giornalista (e speriamo che non sia così per l'ispettorato del lavoro, per la Procura e per il Ministero dello Sviluppo Economico).
    a) ma scusate: forse che una cooperativa è autorizzata a pagare un lavoratore agricolo 4 euro l'ora?
    b) ma ri-scusate: forse i lavoratori indiani sono esseri umani di serie B o crumiri da punire, visto che per loro quelle condizioni sembrano accettabili da parte di chi non dice altro?
    c) e, ripetiamo, su questi sviluppi, le Associazioni datoriali (Agricole, della Grande Distribuzione) e le Centrali Cooperative non hanno nulla da dire? E il famoso tavolo della Prefettura è stato sparecchiato? E l'Osservatorio sulle Cooperative presso la DPL di Alessandria?E il Ministero dello Sviluppo Economico (autorità di vigilanza sulle cooperative)? Non sarebbe meglio prevenire piuttosto che muoversi dopo che ci scappi il morto o che delle persone continuino a soffrire una condizione di schiavitù? Ah, dimenticavamo: per la legge italiana il mondo del lavoro è come gli Stadi di calcio di una volta: tutti vedono, tutti sanno cosa succede ma non si interviene perchè non è opportuno. Sempre che qualcuno non rimanga accoltellato.



Sappiano però i lavoratori, italiani e stranieri, che questa situazione non migliorerà senza lottare non solo per sé ma per tutti. Quindi starà a loro, organizzandosi in maniera continuativa e incisiva, dando fiducia a veri sindacati, non a propagandisti politici di ogni colore, rischiando di persona, conquistarsi nuove leggi e, intanto, far applicare seriamente quelle che esistono già.

mercoledì 22 agosto 2012

IN MERITO ALL'INTERVISTA DI SUSANNA CAMUSSO E AL DIBATTITO SEGUITO

http://www.unita.it/italia/stato-intervenga-e-compri-aziende-in-crisi-1.438907
La Camusso ha il merito, al contrario di Bonanni (il quale ripete come un mantra la parola "concertazione") di cercare di guardare un po più in là. La prima obiezione però è scontata: o fino ad oggi ci siamo raccontati delle balle oppure pensare a soluzioni che vedano uno Stato (tramite la Cassa Depositi e Prestiti) che spende per acquistare azioni e quote è sognare ad occhi aperti. Significherebbe , in una maniera o nell'altra, chiedere ulteriori soldi ai contribuenti i quali non ne hanno proprio più. Basterebbe riflettere sul fatto che neppure gli stessi tecnici abbiano pensato autonomamente a tale soluzione. Sarebbe stato immaginabile, crediamo, il no della parte pidiellina della maggioranza. Poichè non faremmo onore alla Camusso nel pensare che lei possa illudersi di convertire Berlusconi, c'è da pensare che questo sia un messaggio diretto al Pd, nella misura in cui possa ipotizzarsi che faccia parte determinante della maggioranza post elezioni. Dare forza, insomma, all'interno di quel partito, a coloro che da anni sono insofferenti al volto neoliberista di quella forza politica. Ma qui la Camusso rischia di fare l'errore opposto di Bonanni, ossia di adottare una gittata eccessivamente lunga.
Poichè l'interrogativo da porsi è: dato per scontato che Monti/Passera non sono disposti ad accontentare nè l'uno (Bonanni) nè l'altra (Camusso), cosa indichiamo, tatticamente e strategicamente, come sindacati, ai lavoratori italiani?
Noi non abbiamo soluzioni miracolose in tasca però ci sembra che vadano meglio collocati alcuni paletti del ragionamento. Come premessa per arrivare a proposte e soluzioni credibili.Innanzitutto: a livello europeo la lotta sindacale è altrettanto fallimentare dell'idea stessa di Europa. Capiamo che grandi sindacati abbiano la responsabilità, per la parte che loro spetta, di farsi garanti della stabilità di un sistema che hanno contribuito a costruire. Ma sperare che in pochi mesi (non ci si è riusciti per anni) si riesca a costruire, attorno all'euro, l'Europa politica che era nei sogni dei fondatori, sembra non solo illusorio, ma, ormai, anche un pò patetico. Se dopo mesi di travaglio l'apice della mobilitazione sindacale europea sarà quello di stare per sottoscrivere un documento contro il Fiscal Compact, stiamo veramente freschi. Non siamo certo filo-tedeschi ma fa un pò impressione che da diverso tempo è dato ascoltare e leggere idee veramente innovative solo da Schulz piuttosto che dagli eredi della tradizione socialista e eurocomunista italiana. Vediamo cioè in Italia ben poco feeling tra un'intellettualità europea e italiana che da anni elabora soluzioni alternative all'euro, alla UE di banca e finanza e a un modello di sviluppo eccessivamente squilibrato sull'idea di crescita e una classe dirigente sindacale il cui cuore batte solo leggendo gli Studi di Confindustria.Quindi, coraggio, aspettiamo di conoscere quale sia il piano B dei grandi sindacati italiani nel caso che l'Europa non risorga. Non dovrebbe essere così difficile per dei Sindacati che fino a poco tempo fa organizzavano un ceto medio di lavoratori dipendenti che in gran parte non lo è più, in quanto la CIG (che sta per esaurirsi) ha preso il posto dello stipendio, la pensione è e sarà sempre di più una burletta, la casa in proprietà la sta per perdere, i risparmi li sta per esaurire. E i figli, se lavoreranno, lo faranno da precari.Quindi un limite ideologico e culturale. Ma anche un freno dettato dalla necessità di tutelare settori , serbatoio di iscrizione ai sindacati, di cui nessuno si è mai veramente interessato finchè la spending review non ha iniziato a rivoltare certi sassi. L'accusa è quella ai tagli lineari, indiscriminati, alla soppressione di posti di lavoro. Però fa impressione l'affermazione relativa ai tagli delle società che lavorano per comuni ed enti locali. Alcune cose non quadrano: ma i tecnici non sono stati nominati proprio in quanto avrebbero dovuto avere le conoscenze per scegliere tra taglio e taglio e per una migliore modulazione?E che significa esattamente l'espressione "posti di lavoro"? Vogliamo dire cioè che casualmente emerge l'impossibilità, checchè ne dica Bonanni, che nello stesso soggetto coesistano un ruolo di difesa dell'esistente (posti di lavoro, amministrazioni pubbliche e private che li hanno creati) e di concertazione (in cui si dovrebbe parlare di mobilità da un lavoro all'altro e di razionalizzazione, del pubblico e del privato: non tagli fini a se stessi ma miglioramenti dei servizi con risparmio di spesa).
In sintesi: i più grandi sindacati italiani, non sapendo gestire questa contraddizione, in realtà, da anni, non sanno cosa fare. O meglio: alla base c'è sicuramente un conflitto, legittimo, per difendere posti di lavoro ma quando ciò sale ai livelli alti prevale il sindacato concertativo che spesso per primo sopprime quelle istanze. Un pachiderma che si nutre di se stesso e che di fatto è inutilizzabile in situazioni come la presente, di crisi e scelta obbligata. La vicenda ILVA è il paradigma di tale stallo.E questi vorrebbero in pochi mesi costruire la nuova Europa? Poveri lavoratori (ed ex lavoratori) italiani!
C'è molta demagogia (ma la perdoniamo: chi non è demagogo in questa epoca in cui siamo tutti costretti a risvegliare l'attenzione degli ascoltatori in qualsiasi maniera possibile?)in questa intervista della Camusso . Il passaggio relativo alla retribuzione dei manager pubblici con Titoli di Stato è emblematico.Innanzitutto è curioso che si invochi la resa dei conti per tutti in Italia e solo per i manager valga la regola "da adesso in poi". Inoltre come si fa a criticare i tagli lineari e poi a proporre una retribuzione lineare solo per i manager? I quali si guarderanno bene dal reagire perchè già si sono accorti che con la soluzione-Camusso guadagneranno di più senza sforzo e rischi, sulla nostra pelle.Qui sicuramente non ci sarà un conflitto di interesse con la CGIL. Anzi...
Continua poi la polemica tra comari con la Fornero che, andando avanti di questo passo, risolleverà il movimento maschilista in Italia. Però la critica sta in piedi. Noi andiamo più in là: non i sindacati di base ma i consulenti del lavoro, l'altro giorno, hanno certificato che la riforma Fornero fa diminuire il lavoro nelle aziende italiane, la pratica esodati è stata avocata a sè dalla Commissione Lavoro della Camera che forse, bipartisan, ha escogitato l'uovo di colombo, nessuna richiesta di dimissioni della Fornero ci sembra arrivata nelle ultime ore dalla CGIL, nell'intervista si parla di lavoro come primo problema dell'Italia ma, stranamente, il primo sindacato italiano, non si pone la domanda capitale: a cosa serve il Ministero del Lavoro oggi in Italia, oltre a far diventare ministri, prossimamente, Damiano o Ichino o Vendola? Vogliamo ragionare su cosa propone la CGIL affinchè, per conservare effettivamente tutti gli 8.000 posti attuali nel Ministero del Lavoro (e per promuovere la creazione di altri milioni di posti al di fuori di esso) lo stesso non sia più unicamente un apportatore di problemi per chi in Italia voglia lavorare o dare lavoro ma qualcosa di utile e produttivo?
Si passa poi al tema forte, alla novità. Fino a ieri per lo più si parlava di riduzione del cuneo fiscale, poi di patrimoniale per finanziare gli investimenti. Ma la patrimoniale è stata messa nel congelatore da Monti (reazioni? Per carità: con Monti è vietato polemizzare: ci sono le elezioni prossimamente) e allora , con congruo anticipo (in modo da dare il tempo a chi lo volesse di abbandonare l'Italia, portandosi dietro i patrimoni residui qui rimasti e alla stampa moderata di attenuare pian piano l'effetto dirompente) , si parla di "nazionalizzazioni" . Che storicamente furono attuate da Stati vittime di comportamenti neocolonialistici da parte di multinazionali in paesi poverissimi realizzando una riappropriazione di patrimoni in capo a quelle collettività. Ossia: è concetto diverso dal dire: capitalisti, non ci volete salvare? Non credete più in noi? Bene, vi lasciamo andare tranquilli tanto le quote delle vostre Aziende saranno acquistate, pagandovele, dalla collettività con soldi propri. Appena saputo di questa proposta della Camusso, Marchionne ha seriamente considerato di prendere la tessera della CGIL e completare la fuoriuscita della FIAT dall'Italia. Non è poi chiaro, riguardo alla FIAT (e alle affermazioni pro-concorrenza che salutiamo, dopo 50 anni di attesa) , un concetto: secondo la
Camusso veramente Marchionne venderebbe allo Stato quote di FIAT non curando che venga evitato l'insediamento di concorrenti della FIAT in quegli stabilimenti?Ci siamo già dimenticati la vicenda DR Motors/Termini Imerese? Oltre al'astio personale del leader della CGIL nei confronti di Marchionne, a nostro parere andrebbe meglio analizzato perchè nel settore auto negli USA qualcosa ci si sia inventato e in Italia questo non sia stato possibile. Detto fuori dalle righe, ci si è dimenticati di Fisco, Infrastrutture, Diritto del Lavoro, Pubblica Amministrazione? Anche perchè se tutti i mali dipendessero da Marchionne e non dall'Italia, alla fine qualche imprenditore straniero si sarebbe pure presentato nel nostro Paese. E invece...
Cogliamo l'occasione per dire qualcosa anche su un ritornello che negli ultimi tempi viene ripetuto da molti. Riguardo ai costi della corruzione e alla non volontà del governo di adottare provvedimenti che la debellino e ne facciano recuperare i costi. Sacrosanto.Ma occorre dire alcune spiacevoli verità, che si collegano anche all'ipotesi che lo Stato riprenda in mano alcune leve dell'economia. Già abbiamo parlato di ciò relativamente al tema dell'evasione fiscale e dell'illusorietà di certi proclami. Rispondiamo a queste domande:anche nel caso di nuovi provvedimenti anticorruzione (secondo noi già basterebbero quelli esistenti, ma vada per i nuovi modelli, come direbbe la FIOM) chi dovrebbe garantirne l'applicazione?Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Magistratura, Agenzia delle Entrate, INPS, Ministero del Lavoro.....
Nel caso di acquisizione di quote di Aziende da parte dello Stato, chi dovrebbe garantirne la gestione? Passera, Grilli, Bondi, Ferrante (per fare un esempio), ecc. .....
Esistono meccanismi collaudati che diano garanzia a questo Stato di poter fare totale e cieco affidamento sui suoi organi di controllo per combattere fenomeni come la corruzione (o l'evasione fiscale)?
I boiardi (utilizzati a suo tempo da IRI e ENI, o nelle Partecipazioni Statali) , quale tipo di "managerialità" hanno dispiegato?
Chi stabilisce quale sia la grande corruzione e quella piccola, invece, tollerabile? E i piccoli quale sostegno darebbero a quei partiti che chiedessero successivamente una attenuazione degli interventi? La vicenda Equitalia non ci sta insegnando nulla?
L'aggiustamento è sempre in agguato. Notate come in pochi giorni siamo passati dalla gogna per i proprietari dell'ILVA all'annuncio di una "vertenza sindacale" dalla quale si evince che non sarà sul piatto, per la bonifica, il patrimonio della famiglia Riva ma le risorse ricavabili da una esausta collettività che ha già dato. In conclusione: la CGIL vuole far pagare a tutti noi l'acquisto di quote di Aziende Private, sperando di avere, dai nuovi proprietari (il futuro Governo, probabilmente più vicino politicamente alla CGIL) quell'ascolto che oggi non ha (e i lavoratori se ne stanno accorgendo).
Non vogliamo però essere, in conclusione, pessimisti e disfattisti. Tanto che abbiamo colto, in uno degli interventi succedutisi dopo l'intervista della Camusso, quello del Prof. Giulio Sapelli, uno spunto di riflessione che a nostro parere va coltivato.
Dice il Prof. Sapelli, dopo essersi dichiarato d'accordo con la proposta della Camusso di un nuovo intervento dello Stato nell'economia:
""""""""""(...)nell’economia italiana è necessario anche il rafforzamento di quello che è un nostro patrimonio peculiare. Mi riferisco alla presenza di imprese la cui priorità d’azione non è il raggiungimento del profitto, in primis le cooperative che vanno in qualche modo “restituite” alla loro missione».Perché?«Perché compito di una cooperativa non è certo quello di evitare il fallimento della famiglia Ligresti, bensì svolgere un’indispensabile azione di sussidiarietà nel contesto economico. È tempo che il movimento cooperativo si scrolli di dosso la subalternità creatasi negli anni rispetto al modello capitalistico».""""""""""

lunedì 20 agosto 2012

RICORDIAMO ANCORA MATTEO ARMELLINI. FIRMIAMO LA PETIZIONE PER LA REVISIONE DEL TU 1124/1965

Già dal 25.7.2012 ci eravamo occupati, come Sindacato AGL, di questo caso:
http://agl-sicurezza-lavoro.blogspot.it/2012/07/vergogna-ma-se-volete-potete-iniziare.html

Ora abbiamo appreso di questa meritoria iniziativa, una petizione alla quale abbiamo immediatamente aderito personalmente e invitiamo tutti voi a farlo.
Eccone il testo:

PETIZIONE PER LA REVISIONE DEL T.U, 1124/1965

Petizione: Venga rivisto il testo unico 1124/1965 che regola il risarcimento per gli infortuni e le morti sul lavoro.

L'assegno di rimborso UNA TANTUM di spese funerarie, di euro 1936, 80 consegnato dall'Inail a Paola Armellini, la madre di Matteo, l'operaio morto il 5 Marzo 2012, schiacciato sotto il crollo del palco per il concerto di Laura Pausini a Reggio Calabria, suona come un "pugno nello stomaco".
E' vero che la vita di una persona non ha prezzo, ma risarcire la famiglia con una cifra assurda è davvero una presa in giro, l'ennesima umiliazione!
L'Inail ci tiene a precisare che "non poteva dare di più" e che questi soldi non sono un risarcimento, ma "il contributo per le spese per il funerale".

La si può mettere come si pare, fatto sta che la vita di Matteo Armellini è stata valutata dall'Inail solo euro 1936,80!

L'articolo 85 del Testo unico 1124/1965 prevede che hanno diritto alla rendita a superstite, in caso di infortuni mortali, coniugi e figli e, se assenti, gli ascendenti viventi e a carico del defunto, che contribuiva quindi al loro mantenimento".

Visto che Matteo Armellini non aveva nè moglie, nè dei figli e che non contribuiva al mantenimento dei suoi genitori, la sua famiglia non ha diritto ad una rendita mensile.
In questi giorni ho letto di tanta indignazione a livello politico, peccato però, che come spesso, anzi, sarebbe meglio dire, come sempre accade in Italia, questa indignazione non si è tradotta in dei fatti concreti.
Nè il Governo Monti, nè la maggioranza che l'appoggia (Pdl, Pd,Udc), ha detto una sola parola, sul fatto che andrebbe profondamente modificato il testo unico 1124 del 30 giugno 1965, che regola l'indennizzo e il risarcimento per gli infortuni e le morti sul lavoro a cui l'Inail è tenuto.
Neanche il Ministro Fornero, che ha detto più volte che "la sicurezza sul lavoro sarà centrale nel lavoro del governo e nel suo impegno personale, ha detto nulla.
Inoltre, che il "tesoretto" Inail, derivante dagli avanzi di bilancio annuale, che è depositato presso un conto infruttifero del Ministero del Tesoro, che ammonta a ben 18,5 miliardi di euro, venga utilizzato dallo Stato Italiano per ripianare i debiti, lo trovo una cosa scandalosa, una vergogna!

Chiedo quindi al Governo Monti, che sia rivisto quanto prima il DPR 1124/1965 "Testo unico assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali":

e l'utilizzo del "tesoretto" Inail, i cui soldi dovrebbero essere usati per tutelare meglio gli infortunati sul lavoro, per aumentare le rendite "da fame" agli invalidi sul lavoro e per aumentare le rendite ai familiari delle vittime del lavoro.
Perchè la vita di un operaio, non venga più valutata solo euro 1936,80 euro.
Marco Bazzoni-Operaio metalmeccanico e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza-Firenze



N.B Chi vuole aderire alla petizione, invii un'email di adesione a: bazzoni_m@tin.it indicando nominativo, azienda, qualifica e città

E' MORTO IL REGISTA TONY SCOTT

sabato 18 agosto 2012

APPELLO PUBBLICO DELL'AGL AI SEGRETARI GENERALI DI PDL (ALFANO) E PD (BERSANI) SUI FINANZIANENTI RICEVUTI DAL PATRON DELL'ILVA DI TARANTO


Caro Angelino, caro Pierluigi,
è con profondo stupore che abbiamo letto la notizia (fonte Antonio Di Pietro , ripresa da Beppe Grillo) in base alla quale, pur nel rigoroso rispetto di tutte le norme di legge in materia, risulterebbe che il Patron dell'ILVA abbia finanziato a suo tempo il PDL per 245 mila euro e la persona di Bersani con altri 98.000 euro.
Vi preghiamo innanzitutto di confermare o smentire o correggere tale notizia, ognuno per la parte che a lui riguarda.
Nel caso malaugurato che la notizia fosse fondata, nel non mettere assolutamente in dubbio la buona fede di entrambi, riteniamo che sarebbe opportuno trovare la maniera, pubblica e trasparente, affinchè quelle somme di denaro venissero girate non già al Dott. Riva quanto agli operai dell'ILVA così duramente colpiti dalle ultime vicende, a parziale lenimento delle loro sofferenze.
Ci rendiamo conto di quanto sia difficile il vostro lavoro e crediamo sinceramente che voi sarete i protagonisti della politica italiana dei prossimi anni.Proprio per questo è bene che entrambi vi mettiate nelle condizioni di poter guardare serenamente negli occhi coloro, incolpevoli, ai quali chiederete di sostenere le difficili scelte che comunque sarà vostro compito indicare.
Certi di un vostro positivo riscontro, vi salutiamo cordialmente.
Roberto Fasciani (Segretario Generale dell'AGL).

NEYMAR

lunedì 13 agosto 2012

E SE AVESSIMO TROVATO IL BENE DA ESPORTARE DI CUI IL GOVERNO BRASILIANO NON RIUSCIREBBE A FARE A MENO? E GLI ORGANIZZATORI DI SCIOPERI DI CUI AVREBBERO BISOGNO I LAVORATORI ITALIANI?



http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2012/08/13/Brasile-sindacati-contro-Dilma-rossa_7339099.html
Brasile: i dipendenti pubblici (in 350.000) scioperano da tre mesi contro la linea dura della Presidente Roussef. Le due maggiori centrali sindacali (quella legata al partito di maggioranza e quella legata all'opposizione) hanno firmato un comunicato congiunto contro il governo brasiliano.E appoggiano la continuazione dello sciopero, aspettando che il governo ceda.
Italia: i dipendenti pubblici (in 3.250.000) forse, non tutti, faranno un giorno di sciopero a settembre contro il governo. La prospettiva è nota: il governo italiano vuole farne fuori 250.000 circa, in una maniera o nell'altra, per scendere sotto la soglia psicologica dei 3 milioni.Ad agosto sono stati fatti sit-in e flash-mob.Tutti i leader sindacali hanno curato di farsi filmare o fotografare davanti al Palazzo, poi se ne sono andati in ferie.
Brasile: i sindacati, alla luce del sole, fanno capire se stanno con la maggioranza o con l'opposizione. E quando c'è da fare uno sciopero, lo indicono, lo fanno durare quanto serve e sono uniti nel sostenerlo.
Italia: i sindacati sono tutti "autonomi" dalla politica e dai partiti. Non dichiarano con chi stanno. I lavoratori lo sanno ma fanno finta di non saperlo (noi pure, ma non lo diciamo, altrimenti ci annoverano nell'Antipolitica).Quando c'è da prendere posizione a parole contro il governo Monti tutti lo fanno, quando c'è da decidere e attuare uno sciopero, chi ha la forza organizzativa per farlo riuscire (le altre organizzazioni più piccole sono solo comparse) oscilla tra due estremi: o non lo ritiene utile o al massimo ne fa uno generale di un giorno ma non prima di tre mesi. Pertanto un vero sciopero non inizia mai e in Italia da anni non si è vista una astensione dal lavoro ad oltranza.
L'unico sciopero che da anni ha fatto veramente paura è quello dei 12.000 operai dell'ILVA di Taranto che, non a caso , è stato fortemente agevolato (c'è chi ha detto: "promosso") dall'Azienda stessa per ovvi interessi.
Facciamo quindi, provocatoriamente e ironicamente, due proposte (siamo o no in un epoca di globalizzazione? E la mobilità è o non è un valore ormai universale?):
mandiamo per un congruo periodo CGIL, CISL, UIL, UGL in Brasile affinchè la povera Presidente Roussef possa finalmente godere anche lei, come Monti, Passera, Fornero, Grilli e Patroni Griffi, di sindacati "come Dio comanda" al posto di quelli che ha in Brasile. Ma, poichè anche noi abbiamo diritto di "star bene" perchè quei sindacati brasiliani, così autonomi dalla politica non vengono, per un bel pò di tempo, ad operare in Italia sotto la direzione di un leader duro e puro come il Dott. Ferrante, Presidente dell'ILVA (ma anche ex Prefetto e quindi competente in materia di Pubblica Amministrazione) l'unico che in questi anni abbia dimostrato di saper mobilitare veramente i lavoratori ?