(Segretario Generale dell'AGL, Alleanza Generale del Lavoro) (Presidente Nazionale di ALP-AGL Alleanza Lavoratori Pubblici) (Direttore di EUROPE CHINESE NEWS) (Presidente A.I.SO.P. Zonale Milano MI13, Associazione Italiana Sostituti d'Imposta e Professionisti, associazione datoriale aderente a Confindustria) (Responsabile Uff.Periferico CAF Lavoro e Fisco Milano Viale Monza 6, anche sede Patronato A.I.SO.P. e INPAS) (Collaboratore di ASS.LIBER.COOP Libere Cooperative Associate)
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venerdì 3 maggio 2013
LA FESTA (1° MAGGIO) E' FINITA MA CGIL-CISL-UIL NON HANNO RISPOSTO: PADELLA O BRACE?
Non abbiamo voluto intervenire durante la festa del 1° Maggio, festa che
onoriamo e rispettiamo, per la storia che rappresenta. Non sta bene
infatti né rovinare le feste altrui né delegittimarle o sminuirle.
Abbiamo avuto però una netta sensazione. Che sia stata un'occasione di
unità si, ma da parte di sindacati superati, che da anni non ne hanno
imbroccata una e che non sanno più quali pesci prendere. Fin qui nulla
di male. Non si può imputare a sindacati normali, fatti di gente
normale, di non saper guardare al di là del proprio naso. Non sono solo
loro, ma i lavoratori tutti, preoccupati della propria sopravvivenza. E
quando uno ha timore fondato di non farcela a mettere insieme il pranzo
con la cena, quando mancano gli zuccheri dal cervello, la fantasia
difetta e la capacità di ragionamento rallenta. Capiamo quindi il
disorientamento della Triplice ma ciò non significa lasciarli fare,
consentire loro, cioè, di portare a fondo definitivamente l'insieme dei
lavoratori italiani. La strada da intraprendere è diametralmente opposta
a quella che ci hanno indicato da anni, ripetendosi, questa volta
unitariamente, nelle rituali manifestazioni e comizi. Il primo errore è
considerare il “lavoro” come un oggetto che qualcuno avrebbe nascosto
chissà dove. In realtà il lavoro, ossia la società che si muove, è uno
stato complessivo che bisogna recuperare al più presto rimettendo in
moto la società stessa e l'economia, rimuovendo ostacoli di cui sono
responsabili anche le più grandi organizzazioni sindacali. Quel concetto
di lavoro non può essere più quel che serve all'Italia perchè puzza di
assistenzialismo lontano un miglio. Parliamoci chiaro: questi signori
vorrebbero far assumere dallo stato i lavoratori espulsi dal processo
produttivo, Pagando i loro stipendi con tasse a carico di chi non è
rappresentato e tutelato dai sindacati confederali. Svegliatevi amici:
non siamo più negli anni settanta e questa soluzione è improponibile. In
realtà quello stesso “lavoro” , nei progetti di questi signori,
dovrebbe finanziare le pensioni di coloro che costituiscono un pilastro
fondamentale del residuo consenso di quella parte. Se oggi la perdita
del lavoro è un dramma in Italia è anche perchè per decenni è stato
lavato il cervello a milioni di lavoratori convincendoli che se uno
nasce dipendente mai e poi mai potrà cambiare lavoro se l'economia lo
richiedesse. Tanta disperazione, rassegnazione e rinuncia, soprattutto
nel centro sud, tanti suicidi assurdi discendono proprio dalla
diffusione di questa scellerata ideologia, incapace di costruire una
umanità che pratichi un giusto mix tra collettivismo e individualismo.
Il Paese è stanco di essere preso in giro dai sindacati e dalla classe
politica di governo. E' dal dopoguerra che è noto a tutti coloro che,
anche poco, si interessano di questi argomenti, che quando si afferma di
voler reperire le risorse necessarie dalla lotta all'evasione fiscale è
come se si dicesse che quei soldi non verranno recuperati mai.
Stranamente si fa passare in secondo ordine l'Europa , quando è la prima
a ricordarcelo. Dire che si vuole redistribuire il reddito tramite le
risorse disponibili (?!) provenienti dall'evasione è come assicurare i
meno abbienti che per loro continuerà a non farsi un bel nulla.
Imperdonabile, ciò, quando detto da un capo sindacale, quello deputato,
in democrazia, a rappresentare e tutelare i lavoratori. Finchè non si
metteranno in testa che il lavoro non si crea da assunzioni dirette
dello Stato o da parte di aziende assistite dallo stato ma unicamente
dalla ripresa di aziende capaci di crescere nella competizione,
dell'Italia di oggi dimostreranno di non aver capito nulla. L'Italia non
è né morta, né viva né moribonda. Noi pensiamo semplicemente che sia
ferma e che ancora da essa non sia emersa una classe dirigente
(economica, politica e sindacale) in grado di portare fuori dalla palude
una popolazione anch'essa colpevole, per ignavia, dello sfascio e che
dovrà dimostrare, riappropriandosi di un ruolo partecipativo, di
meritare di sopravvivere. Più volte abbiamo detto che il nodo della
crisi italiana è nello Stato (assunzioni clientelari e sistema fiscale
demenziale, generatore di evasione, in primis) e nelle Banche. E' da lì
che occorre iniziare per costruire un Paese nuovo. Si tratta di soggetti
oggi forti e autoreferenziali che difficilmente cambieranno. I
sindacati farebbero bene a lasciar perdere le piazze e a dire
direttamente che cosa hanno in mente per cambiare il Paese in quei due
gangli fondamentali. Il resto sono chiacchiere e illusioni. Ebbene né il
primo maggio né in precedenza abbiamo avuto concrete risposte. Male,
perchè non c'è più tempo, la gente non ha più pazienza e ormai non si fa
impressionare più neppure dalle Istituzioni. Temiamo che questo governo
di grande coalizione, più che di una occasione per tirarsi su le
maniche e darsi da fare per salvare il Paese (un po' come avvenne per
gli angeli del fango dell'alluvione di Firenze, magari fosse cosi!) sia
in realtà un grande alibi per chi è stato incapace finora di risolvere i
problemi e una maniera di guadagnare tempo per chi (potendoselo
permettere) abbia necessità, il prima possibile , di portare al sicuro,
all'estero, soldi, risorse e imprenditorialità. Tra poco, quindi,
l'evasione fiscale potrebbe essere un problema definitivamente risolto
per emigrazione senza ritorno (portandosi dietro il malloppo) di chi ha
evaso. Nulla sul reddito minimo garantito, nulla sulle zone franche
fiscali per lo sviluppo, nulla sull'abolizione dell'Irap. Certo,
dell'Imu si parla, essa sembra il fulcro dello scontro. Perpetuando
l'Imu probabilmente rovineremo coloro che non avendo liquidità dovranno
vendersi casa (sottocosto agli speculatori) per pagarla (faccia molta
attenzione, la Triplice: la sua platea è in gran parte quella di
proprietari di case). Mantenendola consentiremo ai Comuni di non fallire
smettendo di fornire servizi essenziali. Altro modo concreto di trovare
questi soldi, se notate, non l'ha indicato nessuno. Manca un progetto,
da parte di chiunque, che sia credibile e che permetta ai lavoratori di
sposare l'una o l'altra tesi. Chi ha governato ha le sue colpe. Ma anche
chi doveva fare opposizione e costruire una alternativa non ci sta
proponendo altro che la scelta (valga per tutti proprio l'esempio
dell'Imu) se finire in padella o nella brace. Diciamo qualcosa di
impopolare: se una classe dirigente è l'espressione di un popolo (che
l'ha votata o quanto meno le ha consentito, senza ribellioni, di
conservarsi e, per la parte che ci interessa, di essere pungolata da
sindacati di marzapane) non sarà forse il popolo italiano (gran parte di
esso) ad avere qualche problemino nella propria mente e nella sua forza
di volontà?
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