In merito allo sciopero di domani non ha poi
molto senso precisare se si aderisca o meno, se sullo stesso si sia o meno
d'accordo. Perchè ogni lavoratore è libero di decidere con la sua testa. Semmai
può essere utile fare qualche considerazione sul momento nel quale questa
iniziativa di CGIL e UIL si colloca. Al momento in cui scriviamo, solo la
CONFSAL ha deciso di aggregarsi, seppur separatamente.
La CISL è stata contraria sin dall'inizio, UGL e
CISAL si sono tirate indietro all'ultimo momento, il sindacalismo di base per lo
più contesterà gli organizzatori ma certamente non si farà scappare l'occasione
per presentarsi in spezzoni dei cortei, costituendo essi comunque momenti di
“conflitto”.
Chi ha iniziato a seguirci da un po' di tempo sa
già cosa noi pensiamo dello strumento sciopero. Lo consideriamo controproducente
nel settore pubblico (non procura danni ma solo guadagni alla Amministrazione
controparte, è noto infatti che nella PA non si crea profitto), irrilevante nel
privato, purchè lo stesso non sia ad oltranza fino al raggiungimento
dell'obbiettivo.
Ci potrebbero domandare, allora, quale sia
l'alternativa, là dove ci sia l'esigenza di lottare?Nella P.A. : campagne
informative verso l'opinione pubblica su fatti e comportamenti di singole
Amministrazioni e dirigenti che solo chi è all'interno della PA può conoscere.
Nel privato, appunto, lo sciopero ad oltranza. Si fanno provviste e si smette di
lavorare.
Ma in entrambi i casi, la condizione è che le
iniziative si decidano, organizzino e attuino assieme, da parte di tutti i
lavoratori, tramite le rappresentanze comunque esistenti. Non è opportuno agire
da minoranze, poiché se la maggioranza decide di non protestare vuol dire che
c'è un problema ossia che i lavoratori vogliono altro, nei contenuti e nei
metodi.
Il concetto che uno sciopero possa “incidere
sull'azione del governo” è, in questo quadro istituzionale, sbagliato. Per il
semplice motivo che ad incidere sul governo devono essere i partiti, attraverso
l'azione parlamentare o, al limite, con la competizione elettorale. Ma i partiti
non si interessano di ciò, per cui dal mondo del lavoro occorre supplire a
questa assenza. Ma non è giusto neppure che tutto si blocchi per l'ignavia e
l'irresponsabilità dei partiti. Pertanto non solo deve essere messo in
discussione il concetto di sciopero ma anche quello di “autonomia” dei sindacati
dalla politica e dai partiti. Sappiamo che questa autonomia non c'è, che la
politica in realtà influenza i sindacati che avrebbero forza economica e
elettorale per ribaltare il rapporto. Ma non usano questa forza perchè i partiti
hanno imposto loro di essere “autonomi” quindi impotenti rispetto alla politica
stessa. La soluzione? Un partito dei lavoratori dipendenti? Non avrebbe
successo, ricalcherebbe l'esperienza del partito dei pensionati. Sarebbe meglio
invece cambiare proprio modello (sarebbe ora), passare a un assetto di tipo (da
adattare all'Italia) anglosassone in cui vi è uno stretto legame , dichiarato,
trasparente, alla luce del sole, tra partiti e sindacati. Non si vuole farlo?
Pazienza, allora vuol dire che i lavoratori e la parte migliore del sindacalismo
italiano hanno la vocazione alla sconfitta. D'altronde, che fine farebbero le
associazioni di beneficienza (al cui interno a volte si gestiscono milioni di
euro) se improvvisamente sparissero i bisognosi? Occorre quindi comprendere come
vanno le cose. Il nostro sindacato è l'unico in Italia che non prevede
l'incompatibilità tra cariche politiche e cariche sindacali. Perchè se si
vogliono servire i lavoratori lo si può fare contemporaneamente e in maniera
trasparente su entrambi i versanti. In Italia non si puo? Semplice, perchè uno
alla luce del sole fa il sindacalista ma al buio il politico. Oppure, all'aperto
il politico, ma segretamente, il lobbista di pezzi del potere pubblico (con il
relativo esercito di dipendenti) o di quello privato.
Con questa scusa che la colpa non è
dell'Amministrazione, ma della politica, la politica ribatte che occorre
prendersela con la maggioranza governativa, la quale si difende affermando che
non ha potere. Ma chi consente a dei non eletti di governare? Alcuni partiti che
però, guarda caso non sono la controparte di questo dichiarato sciopero, se non
per una allusione costante agli sprechi e ai costi della politica. Grande
fesseria (se intesa come misura risolutiva) perchè innanzitutto anche abolendo
quei costi non risparmieremmo quanto occorre ad esempio per sbloccare i rinnovi
contrattuali del settore pubblico e poi perchè se con la politica non si potesse
guadagnare quanto occorrente a far fronte ai costi neppure i frati si
impegnerebbero per il bene comune. E poi un piccolo particolare: un parlamentare
è eletto dal popolo (seppur in alcuni casi, con il porcellum, nominato dalle
gerarchie partitiche, le quali però hanno interesse alla presentabilità
elettorale dei singoli, pena la trombatura della lista), un dirigente invece
(che rimane anche quando cambiano i ministri e che è quello che in realtà
comanda a vita in un ramo della PA) ha solo vinto un “concorso” (vogliamo
parlare dei concorsi italiani?). E noi, quando si parla di interesse pubblico
(ad esempio relativamente ai risparmi da attuare nella PA) non possiamo porre
sullo stesso piano questi due soggetti: pendiamo dalla parte di colui che ha
avuto (anche se in maniera tortuosa) i voti della gente, con una faccia
conosciuta, non di chi magari, a nostra insaputa, è sul libro paga di chi sa chi
e di cui non conosceremo mai il volto). Ecco perchè noi come sindacato (unici in
Italia) siamo per lo spoils system e per la magistratura elettiva, ad esempio.
La cosa non ci rende popolari? Pazienza, accomodatevi, andate avanti con questi
“sindacati” che hanno “vinto” il blocco per 7 anni dei rinnovi contrattuali.La
Camusso pertanto (per fare un esempio, ma vale per le altre sigle) lasci perdere
il povero Monti, che è solo un esecutore del potere bancario e se la prenda con
Bersani, chiedendogli conto di che diavolo stia combinando in quella
maggioranza. Invece di chiedere a Marchionne quali siano i modelli previsti da
FIAT (e Marchionne fa bene a tenere segreto ciò per non avvantaggiare la
concorrenza) chieda a Bersani (che, piccolo particolare, è già stato per anni
Ministro dello Sviluppo Economico) che modello di società e economia realizzerà
se vincerà le elezioni.E visto che siamo a dirci la verità su tutto, sarebbe ora
che non i sindacati ma i singoli lavoratori italiani (soprattutto quelli
pubblici) ci facessero capire, se veramente la situazione per loro è così grave,
perchè la propria combattività è ai minimi termini nell'Occidente capitalistico.
Ci rifiutiamo di credere che si rinunci a difendere appieno la propria dignità
solo perchè le banche tengono il cittadino per i cosiddetti ricattandolo sul
mutuo della casa. Perfino in Cina si stanno ribellando, ma sul serio e non con
un rituale sciopero generale di un giorno. Non si capisce perchè in Italia
questo non avvenga. E qui la colpa non è della Camusso, persona in buona fede
che come tanti sindacalisti (e politici) ha dedicato la vita a interessi
superiori rispetto a quelli personali. Non si ritiene di ribellarsi oltre certi
limiti? Anche qui, pazienza. Quando sarete pronti, cari lavoratori italiani,
fateci un fischio.Almeno Bonanni e Centrella su questo sono coerenti. Preso atto
della volontà della maggioranza dei lavoratori pubblici di evitare
realisticamente il peggio e di non pensare, per una volta, altro che a se
stessi, accontentandosi di non perdere il posto e di vivere con uno stipendio da
fame, hanno tratto spunto dal segnale fornito da Patroni Griffi qualche giorno
fa e si sono dichiarati disponibili a trattare, seppur in posizione di debolezza
e svantaggio, per riaprire quegli spazi di contrattazione che fino a ieri
sembravano addirittura appartenenti alla preistoria.
In ogni caso, a parte queste considerazioni,
rispettiamo entrambe le opinioni, auguriamo agli scioperanti un buon successo
della loro iniziativa e apprezziamo anche la posizione di chi coerentemente e in
buona fede è convinto dell'inutilità (e della dannosità) dello sciopero in
presenza comunque di un avvio di dialogo.
Come AGL (questo il senso del nostro intervento)
riteniamo però di non concordare né con l'una né con l'altra posizione. Noi
pensiamo solo al futuro (ormai il presente è compromesso) Va recuperato nel
merito un coordinamento tra le espressioni rappresentative dei lavoratori,
eventuali future iniziative dovranno, quanto meno nel metodo, essere di spirito
unitario per essere incisive.
Quello che secondo noi è evidente (e più
importante, altro che lo sciopero o la trattativa con Patroni Griffi, con
Marchionne o con Monti) è che questo modello sindacale non solo è in crisi ma ha
perso e che occorre ripensare (pur nel rispetto di una gloriosa storia di lotte)
al modo di essere del sindacato nella società e nella politica italiana.
Nell'esclusivo interesse dei lavoratori.