L'ALCOM-AGL (Federazione dei lavoratori delle Comunicazioni) si schiera
contro chi , nel governo e nel parlamento, sta tentando di introdurre la
follia della Web-Tax. Si tratterebbe di un provvedimento gravissimo che
inciderebbe in maniera letale sulle libertà e sulle possibilità di
sviluppo del nostro Paese.
Riportiamo di seguito, per una completa illustrazione della complessa questione, un post tratto da http://www.byoblu.com a firma di Claudio Messora.
"""""""""Chiunque abbia fatto una guerra (e sia sopravvissuto), vi dirà che i
conflitti sono i più grandi ascensori sociali. Chi era su finisce giù, e
viceversa. Così è internet. Immaginate il mondo là fuori come una
grande ragnatela di interessi e di equilibri: appena qualcosa si muove
grossi aracnidi monopolisti, specializzati nel presidio di migliaia di
filamenti, con i loro tentacoli chitinosi capaci di percepire
impercettibili vibrazioni, avvolgono in un bozzolo vischioso ogni più
piccolo tentativo di innovazione. Sono le lobby dell’informazione,
dell’editoria, del commercio, immersi nei loro enormi gangli di potere
che non sono disposti a cedere. Poco importa che così facendo
paralizzino la società: l’importante è che i loro grossi ventri molli
restino pingui e ben pasciuti. Poi arriva la rete, quella digitale.
Informazioni, beni e servizi iniziano a transitare per vie impossibili
da presidiare. Sono fatti di idee, sono comunicazione allo stato puro:
nessuna barriera fisica li può fermare. Dove il mondo precedente era
fatto di grandi pachidermi, di frontiere, di dazi, di proibizionismo, di
censura e di poteri centrali, quello nuovo è agile come un esercito di
acrobati, non ha confini se non quelli dell’immaginazione, è libero come
le ali della fantasia, è impossibile da costringere in un pensiero
unico ed è dominato da multiformi, cangianti concentrazioni di energie
individuali, che si concentrano a realizzare un obiettivo e poi si
disperdono facendo perdere ogni traccia di sé. Chiunque può costruire un
ponte tra se stesso e gli altri, in una dimensione parallela rispetto a
quella popolata da feroci sentinelle poste a guardia di privilegi
indebiti, e farvi transitare idee originali e di successo che viaggiano
alla velocità del pensiero, trasportando opportunità e trasformandole in
economie reali. Internet è un ascensore sociale di incredibile potenza.
Per questo va abbattuto.
Così è iniziata la lunga e triste storia degli attacchi alla rete.
L’Italia è all’avanguardia: è la Cina dell’ovest, con l’aggravante che è
molto più oscurantista e medioevale. Nonostante studi approfonditi
della Banca Mondiale, di Google, dell’Oecd, del Boston Consulting Group e
di Confindustria Digitale dimostrino inequivocabilmente che una buona
infrastruttura digitale consentirebbe di risparmiare non meno di 40
miliardi l’anno (con soli 10 miliardi di investimenti iniziali, secondo
calcoli di Alcatel-Lucent confermati da consorterie cinesi), che a una
crescita della penetrazione della banda larga tra il 13% e il 18%
corrisponderebbero incrementi di Pil compresi tra il 3,3% e il 4,3% (di
cui il 75% a vantaggio dell’industria tradizionale), e nonostante il
McKinsey Global Institute dimostri che internet crea più posti di lavoro
di quanti ne distrugge, il nostro Paese è tra gli ultimi per la qualità
delle sue infrastrutture digitali, per il numero di cittadini connessi
alla rete così come per la velocità di download (93°, dopo le Fiji) e di
upload (143°, dopo il classico Trinidad e Tobago). La politica, essendo
espressione delle lobby dell’editoria televisiva e temendo la
diffusione di contenuti multimediali concorrenti non meno della
diffusione della conoscenza e dell’informazione libera, ha non solo
disincentivato nel passato l’evoluzione digitale della nostra economia,
ma la ha proprio decisamente ostacolata grazie al non adeguamento delle
normative e alla continua minaccia, spesso ma non sempre disinnescata
grazie alla mobilitazione di blog e associazioni, di atti legislativi
ostili. (vedi: “A cosa serve internet“).
Chi si illudeva che un governo di centro-sinistra, apparentemente
“progressista”, avrebbe potuto invertire questa tendenza dando seguito
alle direttive sull’adeguamento delle infrastrutture digitali emanate
dall’Unione Europea (che fa testo solo quando impone austerity e tagli
alla spesa pubblica), è oggi costretto a scendere dal proverbiale pero e
constatare che contro la Rete poté di più il Partito Democratico che 20
anni di Forza Italia e Popolo delle Libertà messe insieme. Quello che
il partito del rottamatore di Arcore è riuscito a fare in pochi mesi di
legislatura contro le libertà digitali ha dell’incredibile. Vogliono gli
Stati Uniti d’Europa, sono disposti a cedere qualunque tipo di
sovranità pur di ottenerla, si stracciano le vesti quando un economista
parla di una riappropriazione del sistema monetario o dell’imposizione
di dazi verso i Brics, ma quando si tratta di internet sono più
protezionisti di Ficthe e di List messi insieme. La Commissione Bilancio
alla Camera ha approvato un emendamento di Edoardo Fanucci (Pd) alla
Legge di Stabilità, sostenuto dal presidente della Commissione Francesco
Boccia (Pd), che istituisce la cosiddetta Web Tax. Recita così: «i
soggetti passivi che intendano acquistare servizi online, sia come
commercio elettronico diretto che indiretto, anche attraverso centri
media ed operatori terzi, sono obbligati ad acquistarli da soggetti
titolari di una partita Iva italiana». Cosa significa? Che d’ora in poi
non potremo più acquistare merce o software o servizi di qualunque tipo
da siti che non abbiano aperto una partita Iva italiana. Quello che non
esiste da nessun’altra parte in Europa, da noi sta per diventare realtà.
Da Amazon a Google a qualunque altra impresa anche piccola, magari
operante dall’altra parte del globo: saremo tagliati fuori da tutto,
perché è evidente che il servizio che sarà disponibile agli altri
cittadini europei, fornito magari da una piccola società del Michigan, a
noi sarà precluso, essendo nei fatti impossibile dall’estero espletare
tutte le pratiche previste dalla burocrazia italiana per sobbarcarsi
l’onere di una posizione fiscale nel Paese più tartassato e oberato di
scartoffie amministrative del mondo civilizzato. Ed è ipotizzabile che
anche i giganti del web, che trovano nell’Italia un mercato del tutto
marginale, possano abbandonarlo a se stesso per concentrarsi su
territori meno oscurantisti e più redditizi. Vero è che oggi i colossi
digitali fatturano nei paesi fiscalmente più convenienti, come
l’Irlanda, ma nell’era dell’integrazione politica a tutti i costi, vuoi
vedere che l’unica soluzione che non si può trovare a livello
comunitario è quella di un riequilibrio delle politiche fiscali? Ci
crede così poco, Letta, all’Unione Europa alla quale sacrifica ogni
politica nazionale diversa da quella digitale?
Ma la scure della Santa Inquisizione democratica non si ferma. Nel
Consiglio dei Ministri di venerdì scorso, il proverbiale “venerdì 13”,
il governo delle ex larghe intese (“Tesoro, mi si sono ristrette le
intese”) ha varato un decreto che sferza un altro micidiale colpo sui
motori di ricerca e sulla stessa libertà di informazione. Sotto evidente
dettatura delle morenti lobby dell’editoria cartacea, viene
incredibilmente sancito che prima di “linkare, indicizzare, embeddare,
aggregare” un contenuto giornalistico è necessario chiedere il permesso
all’editore. Avete capito bene: la fine dei provider di ricerca che
indicizzano le ultime notizie per poi rimandarvi eventualmente alla
fonte (viene in mente Google News). Ora dovranno stringere accordi
preventivi con gli editori, che si possono immaginare economicamente
svantaggiosi. Ma se quel “linkare ed embeddare” evoca sinistri presagi
che aleggiano sui blog, i quali si ritroveranno a domandarsi se possono
ancora inserire collegamenti ipertestuali agli articoli dei giornali, o
citarne stralci, senza dover essere costretti a firmare improbabili
contratti con Rcs o con il Gruppo Editoriale l’Espresso,
quell’”aggregare” evoca scenari esilaranti nei quali potrebbero
diventare illegali in un colpo solo tutti i feed reader privi di
autorizzazione e trasformare i vostri pc in tante pericolose rotative
clandestine. Un ennesimo regalo all’editoria e un inesplicabile duro
colpo allo sviluppo della cultura della circolazione delle informazioni,
attuato per decreto e ancora una volta senza il coinvolgimento del
dibattito parlamentare.
E senza alcun dibattito parlamentare si è consumato una vero e
proprio sopruso, un atto autoritario, antidemocratico e probabilmente
anche incostituzionale, perpetrato dall’Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni, che il 12 dicembre ha varato una delibera che non ha precedenti altrove nel mondo
e che consegna la libertà di pensiero al suo antagonista storico,
l’insieme dei gruppi di pressione che tutelano il copyright, eliminando
con un colpo di spugna l’attribuzione del potere giudiziario ai
magistrati e conferendolo agli avvocati delle lobby, i quali in presenza
(a loro insindacabile giudizio) di “un’opera, o parti di essa, di
carattere sonoro, audiovisivo, fotografico, videoludico, editoriale e
letterario, inclusi i programmi applicativi e i sistemi operativi per
elaboratore, tutelata dalla Legge sul diritto d’autore e diffusa su reti
di comunicazione elettronica”, potranno segnalarla all’Agcom che nel
giro di pochi giorni potrà ordinare agli internet provider di oscurarla o
rimuoverla. Per chi si illudeva che anche il nostro Paese, un giorno,
avrebbe visto la nascita di un principio sacrosanto come quello del Fair
Use, in vigore altrove, che consente ai cittadini di diffondere stralci
di opere protette dal diritto di autore al fine di realizzare un
dibattito o di stimolare una discussione attinente, la delibera Agcom
appena emanata rappresenta la fine di ogni speranza. Tutto, qualunque
contenuto presente in rete, secondo le definizioni di cui sopra, potrà
essere oggetto di rivendicazione da parte degli editori. Un video su
internet che contiene alcuni spezzoni di un telegiornale o di un
servizio giornalistico, una foto pubblicata su un blog, anche se
modificata in senso umoristico, magari elaborata a comporre un
fotomontaggio, uno stralcio di articolo tratto da un giornale, l’audio
del saggio di pianoforte di vostra figlia nel quale l’editore dello
spartito riconosce l’uso della diteggiatura da lui depositata, tutto
potrà risultare in una segnalazione effettuata all’Agcom che potrà
ordinare al vostro hosting provider, o magari a YouTube, di cancellare
il vostro blog in tutto o in parte, così come il vostro video. E poiché
il provider o il fornitore di servizi di condivisione che nel volgere di
pochissimi giorni non dovesse ottemperare, si troverebbe a pagare una
sanzione che può arrivare fino a 250mila euro, si può tranquillamente
puntare sul rosso e scommettere sul fatto che le segnalazioni inoltrate
dall’Agcom verranno immediatamente tradotte nella rimozione dei
contenuti controversi, e magari nell’oscuramento di tutto il sito.
Interi blog di informazione, pieni di citazioni, di clip multimediali e
di composizioni fotografiche, potrebbero scomparire dal 1 di aprile,
data di entrata in vigore della normativa. Scavalcando a volo d’uccello
l’unico potere che secondo la Costituzione può limitare la libertà di
espressione: la magistratura. E purtroppo non si tratterà di un pesce
d’aprile. Ed è notizia dell’ultima ora che, in un documento confidenziale
inviato al Governo italiano nientemeno che dal vicepresidente della
Commissione Europea Maros Sefcovic, Commissario alle relazioni
istituzionali, si chiede alle autorità italiane di chiarire in che modo
intendono garantire la protezione dei diritti fondamentali dei cittadini
nell’applicazione del regolamento Agcom. (vedi: “Il web ha un mese e mezzo di vita“).
Come se non bastasse, sempre nell’ottica di agevolare lo sviluppo
delle nuove tecnologie e la diffusione della cultura digitale, il
decreto del Consiglio dei Ministri di venerdì scorso ha escluso
l’editoria elettronica (i produttori di ebook) dalle incentivazioni per
l’editoria. E ha già annunciato che la settimana prossima varerà un
nuovo decreto che imporrà balzelli sugli smartphone, sui tablet e sui
pc, per un ammontare complessivo che nel 2014 assommerà a cento milioni
di euro. Anziché spingere l’Italia e gli italiani verso la modernità,
nel doveroso tentativo di mettersi perlomeno in scia con il progresso
tecnologico che sostiene i popoli degli altri paesi del mondo nella loro
domanda di competitività, il “progressista” Enrico Letta assesta con il
suo Governo i colpi più devastanti che la storia degli attacchi alla
Rete in Italia ricordi, caratterizzandosi come uno degli alfieri delle
lobby più cinico e spietato, e come uno dei nemici della conoscenza
distribuita, dell’innovazione e della mobilità sociale che le nuove
tecnologie consentono, più ostile e oscurantista. Quanto costerà tutto
questo alla nostra economia, in termini di ritardo nello sviluppo e
dunque in termini di ulteriore perdita di produttività, purtroppo, lo
scopriranno ancora una volta i nostri figli.CLAUDIO MESSORA, 17/12/2013"""""""""
(Segretario Generale dell'AGL, Alleanza Generale del Lavoro) (Presidente Nazionale di ALP-AGL Alleanza Lavoratori Pubblici) (Direttore di EUROPE CHINESE NEWS) (Presidente A.I.SO.P. Zonale Milano MI13, Associazione Italiana Sostituti d'Imposta e Professionisti, associazione datoriale aderente a Confindustria) (Responsabile Uff.Periferico CAF Lavoro e Fisco Milano Viale Monza 6, anche sede Patronato A.I.SO.P. e INPAS) (Collaboratore di ASS.LIBER.COOP Libere Cooperative Associate)
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£ Commercio,Alberghi,Mense,Servizi (ALCAMS): http://alcams-agl.blogspot.it
£ Chimici,Tessili,Energia,Manifatture (ALCTEM): http://alctem-agl.blogspot.com
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£ Inquilini, Assegnatari, Mutuatari (AIAM): http://aiam-agl.blogspot.it
£ Lavoratori America Latina (ALAL): http://alal-agl.blogspot.it
£ Emigrati e Immigrati ((ALEI): http://alei-agl.blogspot.it
£ Cooperative (ALCOOP): http://alcoop-agl.blogspot.it
£ Manager, Professionisti, Alte Professionalità, Dirigenti pubblici e privati (ADIR):
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£ Artigianato e Piccole e Medie Imprese (ALAPMI): http://alapmi-agl.blogspot.it
SITI DEGLI UFFICI NAZIONALI CONFEDERALI AGL:
£ Sicurezza sul lavoro: http://agl-sicurezza-lavoro.blogspot.it
£ Welfare: http://agl-welfare.blogspot.it
£ Consumatori: http://agl-consumatori.blogspot.it
SITI CONFEDERALI DELLE AGL REGIONALI E PROVINCE AUTONOME:
£ Lombardia: http://agl-lombardia.blogspot.it
£ Valle D'Aosta: http://agl-valledaosta.blogspot.it
£ Piemonte: http://agl-piemonte.blogspot.it
£ Veneto: http://agl-veneto.blogspot.it
£ Friuli-Venezia Giulia: http://agl-friuli-venezia-giulia.blogspot.it
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£ Alto Adige : http://agl-alto-adige.blogspot.it
£ Liguria: http://agl-liguria.blogspot.it
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£ Brasile: http://agl-brasile.blogspot.it
£ Arabi: http://agl-arabi.blogspot.it
£ Cina: http://agl-cina.blogspot.it
£ Russia: http://agl-russia.blogspot.it
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£ Europa: http://agl-europa.blogspot.it
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martedì 17 dicembre 2013
sabato 14 dicembre 2013
AUGURI A DIRPUBBLICA IN OCCASIONE DEL CONGRESSO NAZIONALE DEL 15 DICEMBRE 2013 A MOGLIANO VENETO (TV)
(nella foto: Giancarlo Barra, Segretario Generale di DirPubblica)
In occasione del Congresso Nazionale della Federazione che si terrà domani a Mogliano Veneto (TV) rivolgo i migliori auguri di buon lavoro e un caro saluto a Giancarlo Barra e a tutti gli amici di DirPubblica.
Roberto Fasciani
In occasione del Congresso Nazionale della Federazione che si terrà domani a Mogliano Veneto (TV) rivolgo i migliori auguri di buon lavoro e un caro saluto a Giancarlo Barra e a tutti gli amici di DirPubblica.
Roberto Fasciani
mercoledì 4 dicembre 2013
DOPO L'USCITA DELLO SNAISC (SINDACATO DEGLI ISPETTORI DI COOPERATIVE) DALLA FLP, MARIO VENTRE (SEGRETARIO GENERALE DELLO SNAISC) TRACCIA IL FUTURO DELLA CATEGORIA
(nella foto: il Segretario Generale dello SNAISC Mario Ventre)(foto e articolo tratti dal nuovo sito ufficiale SNAISC www.snaisc.it )
(pubblicato dallo SNAISC il 1.12.2013)
"Cari Amici,
come ben sapete l’attività dello SNAISC è stata condizionata da molteplici eventi non propriamente positivi, in particolare, le divergenze sorte in seno alla segreteria hanno generato una lunga paralisi di gestione, fatta eccezione per il noto periodo di crisi dovuto al fermo dell’attività revisionale imposto dal Mise agli Ispettori di provenienza Lavoro, dove sembrava si fosse ritrovato la precedente compattezza, per poi ritornare ai vecchi problemi.
Dopo attenta analisi e riflessione, i componenti della segreteria De Angelis Valeriano, Mazzeo Gerardo, Achille Perrucci, Alessandro Serra per delega e Mario Ventre, riuniti in quel di Pescara nella giornata di sabato 26 ottobre 2013 sono arrivati alle seguenti conclusioni:
1-
2-
3-
Per realizzare quanto sopra è stato, altresì, deciso di adottare organismi di governo snelli e funzionali, per cui oltre alla segreteria Nazionale saranno nominati i coordinatori di territorio (Regionali e Provinciali).
Per cui lo SNAISC ritornerà alle proprie ORIGINI e alla propria AUTONOMIA sia funzionale che finanziaria.
Nei prossimi giorni sarà lanciata una massiccia campagna di adesione, da rinnovarsi anche per gli attuali iscritti all’organizzazione, ritenendo non più valide le adesioni per il tramite di FLP.
Le modalità saranno rese note per mezzo dei canali informatici (Sito Ispettori, Newsletter, Mail, Facebook, Twitter e Forum).
Nell’immediato è previsto di segnalare sia al MISE sia al Ministero del Lavoro una proposta di nuova convenzione, frutto di un lavoro da noi svolto già da diverso tempo e segnalato ad oggi esclusivamente a un referente politico.
Nei primi mesi dell’anno nuovo è in programma un convegno tra gli ispettori di Società Cooperative (MISE, LAVORO e AGENZIA ENTRATE) quale momento di conoscenza, confronto e crescita professionale.
Le ulteriori azioni da intraprendere saranno rese note di volta in volta.
In ultimo appare necessario formulare le scuse a tutti i colleghi che hanno sempre creduto e sostenuto lo SNAISC nella propria missione anche quando non c’è stata la massima rappresentanza.
Per il Coordinamento Nazionale
Mario Ventre "
www.snaisc.it
Allo SNAISC un grande in bocca al lupo da parte del "nonno".
Roberto Fasciani
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