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sabato 29 dicembre 2012

CONTRO I SINDACATI CORPORATIVI DEI DIRIGENTI STATALI SIAMO DALLA PARTE DI GIAVAZZI,ALESINA E DI COLORO CHE, SE DIRIGENTI, SERVANO IL PAESE E NON SE' STESSI E I LORO PADRINI

Levata di scudi dei sindacati corporativi della dirigenza statale contro l'articolo di Giavazzi e Alesina intitolato: “I distruttori delle riforme”
Per chi non ricordasse, clicchi sul seguente link:
Si esordisce con banalità belle e buone, dichiarando di rappresentare la dirigenza che vuole le riforme. Ma tutti in Italia vogliono le riforme. Solo con un piccolo particolare: che nessuno precisa quali siano le riforme che si vogliono, quindi è sottinteso che, dato che nel mondo del lavoro nessuno è masochista, il criterio sia quello “purchè non vengano lesi i nostri interessi” (e questi, invece, ogni categoria sa benissimo quali siano).Altra ipocrisia, quella di presumere che la dirigenza sia abituata a rispettare le leggi, quando è ormai comunemente acquisita la convinzione che in Italia (Giovanni Giolitti) “Per i cittadini le leggi si applicano, per gli amici si interpretano, per alcuni si eludono “. E poiché il politico si occupa di politica e di farle, le leggi, e l'impiegato dipende dal dirigente, ormai dovrebbe essere scontato che sia quella del dirigente la figura più rilevante di quella delicata fase.
Che certa dirigenza non voglia essere eletta, lo sapevamo. Ovvio: per non dover rendere conto a nessuno dei propri abusi . Ma nessuno ha mai chiesto questo (l'elettività). Quel che si pretende è che la dirigenza faccia funzionare lo Stato al meglio, coordinandosi e non remando contro dei politici che siano eletti dal popolo.Se il dirigente, come avviene ora, ha la libertà di ostacolare l'esplicarsi della volontà popolare è come se si inserisse della sabbia in un motore. Se la maggioranza dell'elettorato dà fiducia a una determinata coalizione è giusto che alla stessa venga messa a disposizione la macchina migliore possibile, scegliendosene gli uomini che la compongono, in modo da non avere alibi in caso di fallimento, pagando l'incapacità con la mancata rielezione.E se un dirigente dimostra capacità e applicazione in un quinquennio perchè non potrebbe vedersi riconfermato nell'incarico? Quale politico, anche di parte avversa, avrebbe interesse a non farlo? Questa storia poi che i dirigenti non possano operare perchè i politici non sanno fare le leggi non la beve più nessuno.Tutti sanno ad esempio che la Fornero ha toppato sulla vicenda esodati non perchè era con la testa fra le nuvole ma perchè tradita dai dirigenti del suo Ministero cui aveva affidato, giustamente, l'elaborazione della riforma dal punto di vista tecnico.Chi ha pagato per questo svarione che ha rovinato la vita a migliaia di persone? Ancora stiamo aspettando che in quel Dicastero qualcuno venga avvicendato da gente più preparata colpevole solo di non far parte di cordate di padrini presenti e passati (ma ancora presenti...).Potremmo fare decine di altri esempi come questo.Lo Spoils System istituzionalizzerebbe questa sana pulizia periodica, liberando la PA da dirigenti incapaci che tolgono lavoro ad altri dirigenti più preparati e bravi.Quelli che “adattano” le proposte di efficientamento della PA non sono i politici i quali vanno e vengono e spesso non sanno neppure come è fatta l'amministrazione di cui vengono nominati ministri (tanto sanno che stando così le cose, sarebbe fatica sprecata cercare di apprendere e quindi si affidano al capo di gabinetto o a referenti interni magari conosciuti in passato) ma i padrini, quelli che vogliono mantenere i posti inutili per gli amici incapaci o peggio.
Altra perla è quella di rivendicare maggiore attendibilità per il solo fatto di essere riusciti a essere ricompresi nelle OO.SS. Rappresentative in alcune aree della dirigenza.Ma come? Non avevamo detto che la dirigenza è al servizio dello Stato, quindi dei cittadini? E si ha presente cosa pensano i cittadini della Pubblica Amministrazione diretta, in ogni ramo, da anni, da chi ha vinto un concorso ed è stato nominato con i meccanismi che tutti conosciamo?Cerchiamo quindi innanzitutto di ripristinare livelli minimi di decenza nei comportamenti di fronte all'opinione pubblica (esempio: perchè i dirigenti del Ministero del Lavoro non restituiscono i premi di recente elargiti a pioggia, senza effettivi criteri meritocratici dalla Fornero,
chiedendo innanzitutto che siano rideterminati , rendendo pubblici non solo le somme ma soprattutto quali obbiettivi si sarebbero raggiunti da ognuno tali da giustificare l'eventuale premio?E restituendo ciò che avanza allo Stato?) dopo, ma solo dopo, una categoria di lavoratori potrà dire la sua su un problema (l'eventuale adozione di un sistema di spoils system) che , ovviamente, è soprattutto di interesse generale e solo di riflesso categoriale. Non c'è di peggio, per ogni Casta, che le proprie questioni vengano portate in piazza da chi, per giunta, come gli illustri professori, non può venir colpito dalle ritorsioni di una Pubblica Amministrazione che al suo interno, ci risulta, non a caso, sia divenuta molto più spietata nell'utilizzo dello strumento disciplinare finalizzato a non far trapelare verità scomode. E chi è deputato ad avviare l'azione disciplinare?Guarda caso: il dirigente.
La reazione scomposta della dirigenza a questi rilievi di Giavazzi e Alesina si sta quindi trasformando in un boomerang per la Casta dirigenziale rivelando all'opinione pubblica che esiste da anni una questione di democrazia e di limitazione di diritti che va risolta (è noto che per il dipendente pubblico, in conflitto col dirigente, l'attuale normativa preveda una tutela giurisdizionale pressochè inesistente).
E' addirittura comico che dirigenti sindacali pubblici abbiano elaborato un manifesto (mandandolo al Corriere della Sera ) non per dire chiaramente cosa loro ritenessero giusto ma per far recitare a un ipotetico cittadino una specie di poesia di natale in cui egli descrivesse il suo ideale di dirigente statale. Cioè, questi signori sono talmente abituati a fare il bello e il cattivo tempo che addirittura trattano il cittadino come quel pappagallo in braccio al ventriloquo cui viene fatto dire di tutto e di più secondo i propri comodi.
Ognuno è libero di scrivere ciò che crede come vuole, suggeriremmo però, per testare appieno il sostegno popolare alle tesi di questi sindacati corporativi che ambiscono a parlare anche in nome del popolo, di far visionare (e controfirmare, per solidarietà) i punti del manifesto:
  • a quei giovani laureati senza entrature che hanno sperimentato sulla loro pelle cosa significhi tentare di diventare dirigente pubblico tramite concorso
  • a quei dipendenti pubblici che sanno effettivamente se è vero che i più bravi e solo loro possano diventare in Italia dirigenti pubblici
  • a coloro che invano cercano su internet gli obbiettivi chiari e misurabili su cui si è convinti che si siano misurati i dirigenti
  • agli impiegati che custodiscono i faldoni o i files contenenti le “valutazioni meritocratiche” di dirigenti verso altri dirigenti e a tutti gli studiosi che da decenni elaborano ipotesi su sistemi valutativi attendibili per i dirigenti
  • agli impiegati che hanno lavorato fianco a fianco con dirigenti che hanno servito lo stato con poca dignità e poco onore, spesso silenti per timore
  • ai cittadini e alle imprese che hanno ricevuto danni irreparabili a causa dei tempi e delle modalità di attuazione delle leggi da parte di dirigenti pubblici
  • agli aspiranti dirigenti di giovane età che dovrebbero attendere che per 40 anni o più il dirigente possa esercitare la propria funzione, indipendentemente dai risultati e alla faccia delle attuali normative che prevedono il contratto a tempo determinato
  • ai politici che si sono visti sistematicamente boicottati dalla dirigenza (e dai sindacati loro alleati) quando hanno tentato di cambiare qualcosa nel funzionamento del proprio dicastero, dovendosi arrendere
E' singolare che si trasformi la realtà, non ammettendo che non è il cittadino che non vuole che il dirigente sia amico del politico di turno ma è il dirigente che è terrorizzato dall'eventuale amicizia del cittadino col politico.E spinge il cittadino ad avvicinare il politico per chiedere un favore, essendo questa l'unica condizione per avere, in tempi brevi, quanto occorre a sé stesso o alla propria azienda per sopravvivere.E' tutto il meccanismo quindi che è bloccato (soprattutto in certe zone del paese). Il rimedio è in un cittadino con un maggiore senso civico, in un politico correttamente scelto dal popolo disincentivato a praticare la corruzione ma, soprattutto, in una dirigenza soggetta a un rinnovamento periodico e predeterminato, per evitare incrostazioni e deviazioni personalistiche o di gruppo di interesse.
I dirigenti italiani dovrebbero smetterla di dare sostegno a questi falsi e fallimentari tutori sindacali dei loro interessi. Perchè fallimentari? Perchè hanno posto la dirigenza contro il popolo italiano, invece di renderla protagonista del necessario cambiamento, condannandoli, alla lunga, a una sicura sconfitta .Il cittadino non è stupido, comprende, quando ha un rapporto di anni con un ufficio importante per la propria vita e per il proprio lavoro, che se i politici (e i partiti) vanno e vengono, gli impiegati sono tartassati, malpagati e umiliati e i dirigenti mantengono la stessa poltrona per anni senza che ciò sia giustificato da risultati, è nella dirigenza che c'è qualcosa che non va. I sindacati della dirigenza se la prendono con i politici, ma vi ingannano. Chi è dentro a queste realtà sa che vi sono figure nell'ombra, tramite tra dirigenza e politici (e partiti) di turno, spesso ex dirigenti e/o sindacalisti di quella amministrazione (i padrini) , che pochi (i sindacati sicuramente)conoscono ma che tirano le fila dei “movimenti” che contano. Che sono in grado di far stare sulla stessa poltrona per anni lo stesso dirigente o di avvicendarlo, mettendo ogni pedina al proprio posto, anche tramite trasferimenti velocissimi. Spesso lo scambio di favori e il nepotismo e non certo il pubblico interesse è il motore di questi movimenti.
E' umiliante che ancora in Italia una persona brava e preparata che voglia fare carriera debba sottostare a queste logiche e compromessi. Ecco, questo è ciò contro cui devono combattere i dirigenti che intendano servire lo Stato e non altre entità. Lo Spoils System è temutissimo da questo sistema perchè da una parte promuoverebbe il periodico forzato cambiamento togliendo il potere a questi “pupari” e dall'altra creerebbe un legame forte tra cittadini elettori, politica, dirigenza per una PA più efficiente, rendendo inutile il ruolo di questi convitati di pietra.
Come vedete, siamo di fronte ad un altro esempio di come la nostra povera Carta Costituzionale (in alcune parti, certamente, da cambiare) sia stata strumentalizzata per scopi tutt'altro che alti.
Speriamo che le prossime elezioni portino elementi di novità in materia.