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sabato 26 maggio 2012

Gran Premio di Monaco - Monaco s'inchina, il pole c'è re Schumi!

da www.yahoo.it

Con un ultimo giro perfetto Michael Schumacher strappa la pole position del Gran Premio di Monaco (1:14.301) davanti a Mark Webber e il sompagno Nico Rosberg. Quarto posto in griglia per Hamilton. Alonso è sesto, Massa settimo

venerdì 25 maggio 2012

CONVENZIONE CSE-FNILASU/”SUMISURA CONSULTING S.R.L.”

Si rende noto che la CSE-FNILASU Federazione Nazionale Indipendente Lavoratori Atipici e Socialmente Utili ha stipulato una convenzione con la Società “SUMISURA CONSULTING S.R.L.” (clicca sul seguente link):
Oggetto della convenzione è la fornitura agli iscritti della CSE-FNILASU dei servizi della suddetta società a prezzi più favorevoli rispetto a quelli di mercato.
QUALE SERVIZI OFFRE LA “SUMISURA CONSULTING S.R.L.”?
Si tratta di una serie di servizi che, vista la attuale situazione economica sfavorevole in cui versa il nostro Paese, siamo certi che risulteranno interessanti per molti.
Le attuali difficoltà economiche in cui molti cittadini versano e che spesso sono legate a rapporti di lavoro con banche e/o con enti di recupero crediti, richiedono un adeguato servizio di consulenza riguardo all'usura bancaria (tassi di interesse usurari) , cartelle esattoriali illegittime, recupero di interessi bancari pagati indebitamente e anatocismo (pratica bancaria illegale che consiste nel calcolare gli interessi sugli interessi maturati). La gamma delle situazioni che possono rendere utile, a volte VITALE, il servizio che da oggi la “SUMISURA CONSULTING S.R.L.” sarà in grado di offrire a tutti voi, è rappresentata, a titolo esemplificativo, dalle seguenti domande:

  • E' pressata da interessi bancari “stranamente” alti su mutui, leasing, fidi, anticipo fatture o Salvo Buon Fine concessi?
  • Teme che ,o vuol verificare se, la Sua banca le sta applicando degli interessi sugli interessi maturati trimestralmente?
  • Ha mai ricevuto cartelle esattoriali con alti interessi da controllare?
  • Le commissioni bancarie imposte dalla Sua banca sono regolari e corrispondenti a quanto concordato?
  • La Sua banca sta facendo pressioni per avere garanzie ulteriori sui fidi concessi alla Sua azienda o la sta “minacciando” di pignorarle delle proprietà messe a garanzia perchè l'ha classificata “insofferente”?
  • Si sente maltrattata a causa delle condizioni imposte dalla Sua banca?

Se vi siete riconosciuti in una o più delle situazioni illustrate sopra, sappiate che MOLTO può essere fatto per aiutarvi a difendere i Vostri diritti e per riequilibrare a Vostro favore rapporti con banche ed enti di recupero crediti che spesso a causa di atteggiamenti arroganti degli stessi verso clienti indifesi , tendono ad essere vessatori e causa di preoccupazione.

Per domande, richieste di assistenza o per richiedere un appuntamento E, NEL CONTEMPO, USUFRUIRE DELLE CONDIZIONI DI PREZZO PIU' FAVOREVOLI concesse solo a chi sarà iscritto o si iscriverà alla CSE-FNILASU (unicamente previa conferma – in base alla Convenzione - da parte della CSE-FNILASU nazionale alla società SUMISURA CONSULTING S.R.L della regolarità di detta iscrizione) non esitate a contattare la Segreteria Nazionale della CSE-FNILASU al seguente numero : 3314238704 o inviandole una e-mail al seguente indirizzo: ivano.savioni.brigante@gmail.com .

CSE-FNILASU nazionale

lunedì 21 maggio 2012

RIASSUNTO ARTICOLI PUBBLICATI SUI VARI SITI DELLA CSE SETTORE PRIVATO DAL 12.5.2012 AL 20.5.2012

Siti CSE-FNILM e CSE SETTORE PRIVATO MARCHE-ABRUZZO-MOLISE
Achille Perrucci (Vice Delegato Nazionale): “La CSE nel mondo che cambia”

Sito CSEIAM
“Chiediamo un nuovo Piano casa statale per fronteggiare l'emergenza sociale derivante dall'insufficienza delle case popolari”

Siti CSE-FNILTAC, CSE-FNILAPMI e CSE SETTORE PRIVATO PUGLIA:
“in Salento, tessile “fatto a mano” in controtendenza: si coltivi questo patrimonio”

Sito CSE-FNILAPMI:
“I distretti industriali e il sogno della banda larga”

Sito CSE-FNILT
“Yasmina B, nuovo Segretario Generale della Federazione, saluta i lavoratori dei Trasporti”

Siti CSECOOP e CSE SETTORE PRIVATO EMILIA ROMAGNA
“Vicenda Coopservice: iniziamo a dire la verità”

Siti CSE SETTORE PRIVATO LIGURIA e CSE PRIVATO SICUREZZA LAVORO:
“Infortunati abbandonati:la ruota anche per loro?”

Siti CSE-FNILEL, CSE SETTORE PRIVATO CAMPANIA e CSE PRIVATO SICUREZZA LAVORO
“Cantiere avvisato, mezzo salvato” (Scoop: il Ministero del Lavoro pubblica sulla sua rassegna un articolo di stampa che anticipa dove avverranno nei prossimi giorni ispezioni in cantieri edili all'interno del casertano)

FIRMATO L’ACCORDO SUL LAVORO PUBBLICO CHE CERTIFICA IL FALLIMENTO DELLA LEGGE BRUNETTA

17 maggio 2012
SUPERATE LE FASCE DI BRUNETTA, RECUPERO DELLA CONTRATTAZIONE, RISPARMI ALLA CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA

A seguito del via libera della Conferenza Stato–Regioni, la CSE, unitamente alle altre Organizzazioni Sindacali, ha firmato l’Accordo sul lavoro pubblico
Le modalità con le quali è avvenuta la firma sono state scelte dalla Funzione Pubblica. Non si è firmato quindi, attraverso una convocazione plenaria bensì alla spicciolata, su un testo già concordato in precedenza. Pur non condividendo la scelta della Funzione Pubblica, possiamo comprendere sia stata dettata dall’esigenza di tenere il basso profilo su una questione che all’indomani della condivisione del testo ha scatenato reazione politiche e degli organi di stampa, ideologiche e fantasiose nella maggior parte dei casi, così come sono fantasiosa e ideologiche le norme sul pubblico impiego partorite dal governo precedente.
 Noi potremmo limitarci a dire che quando sono tutti scontenti, destra (Brunetta), sinistra (fratelli Ichino), Confindustria e organi di stampa, beh, vuol dire che abbiamo fatto qualcosa di positivo per i lavoratori e per il Paese.
 Si è infatti parlato di ritorno ai veti sindacali e alla morte della meritocrazia.
 Niente di più falso!! La verità è che ad essere contro la meritocrazia è proprio la Legge Brunetta, inutilmente punitiva e che anziché migliorare l’efficienza della macchina pubblica ha depresso le motivazioni di chi ci lavora, condannato all’insulto quotidiano. A ben vedere anche le aggressioni di questi giorni ai lavoratori del fisco possiamo ascriverle a quel clima di intolleranza che Brunetta  ha creato nel paese contro i pubblici dipendenti.
 Come è ampiamente noto invece, la CSE ha presentato una piattaforma scritta, accolta nelle sue parti salienti dall’Accordo con il governo firmato ieri. In particolare abbiamo chiesto:
-  sblocco dei contratti nazionali e possibilità di svolgere la contrattazione integrativa senza vincoli legislativi che si stanno rivelando dannosi per tutti;
-  partecipazione reale dei lavoratori alla vita dei propri uffici attraverso i propri rappresentanti locali, le RSU;
-  riapertura delle possibilità di carriera attraverso la modifica di norme anacronistiche e contrarie alla valorizzazione del personale interno;
-  lotta alle forme di precariato che ancora permangono nella Pubblica Amministrazione;
-  superamento della falsa meritocrazia di Brunetta per sostituirla con sistemi di reale valutazione delle performance organizzativa e individuale alla costruzione dei quali anche i lavoratori devono poter partecipare;
-  centralità della formazione come leva strategica per il miglioramento dei servizi;
superamento dell’accordo del 4 febbraio 2011, non firmato dalla CSE, che invece recepiva e santificava in toto la Legge Brunetta e le sue ideologiche e punitive misure nei confronti dei dipendenti pubblici.
 Come abbiamo già detto e scritto, quest’accordo non è la panacea di tutti i mali ma un punto di partenza per cambiare lo stato di cose che si è venuto a creare, per andare verso una pubblica amministrazione che migliori la sua efficacia insieme e non contro i lavoratori pubblici.
 Da oggi parte quel percorso di vigilanza attenta che caratterizzerà la nostra azione per tutto il dispiegarsi dell’iter che, iniziando dalla legge delega, porti poi ai decreti attuativi che dovranno recepire le parti più importanti del nuovo accordo sul pubblico Impiego.
                                                                                       SEGRETERIA GENERALE CSE
In allegato, il testo dell’accordo

Clicca sul seguente link:

domenica 20 maggio 2012

CANTIERE AVVISATO, MEZZO SALVATO!

Dalla Gazzetta di Caserta del 18.5.2012
SELEZIONATO DALLA RASSEGNA STAMPA DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI DEL 20.5.2012

Livelli sicurezza
A breve controlli
nei cantieri edili

FRANCOLISE. Nei prossimi giorni si
potrebbe assistere, per verificare che
siano rispettate le norme di sicurezza
sul lavoro, ad un massiccio controllo,
da parte della polizia della questura
di Caserta, dei cantieri edili nei territori
tra Francolise e Mondragone. Si
ricorda, al proposito, che sul sito del
ministero del Lavoro e delle Politiche
Sociali è stata pubblicata una "Check
list per la sicurezza nei cantieri edili".
Questa check list è stata prodotta
all`interno di un seminario, dal titolo
"Una check list per la sicurezza nei
cantieri edili". La check list raccoglie
i "principali aspetti che gli organi di
vigilanza ritengono debbano essere
garantiti nei cantieri temporanei e
mobili".

COMMENTO CSE SETTORE PRIVATO SICUREZZA SUL LAVORO

Quando stamattina è comparsa sul nostro Desktop questa segnalazione, non abbiamo creduto ai nostri occhi. La realtà ha superato la fiction (alla Saviano)
Ci piacerebbe sapere chi sia la graziosa fonte a cui abbia attinto il solerte giornalista. Se sia cioè di provenienza degli organi ispettivi locali del Ministero del Lavoro o, peggio ancora, della Direzione del Ministero che si occupa di questi temi. In ogni caso si chiede a quest'ultima che provvedimenti intenda adottare, nel tempo libero, tra una riunione di Comitato /Commissione e un altra.(E Sindacati e Associazioni membri di questi non hanno nulla da dire?)E se questa sia la nuova strategia comunicativa della parte della dirigenza del medesimo ministero che qualche settimana fa voleva chiudere per sempre la bocca al sito della DPL di Modena.
Già che ci stavano, potevano pubblicare l'indirizzo del cantiere e il giorno della visita.
Queste due righe, più di tante conferenze e studi accademici, ci dimostrano di quanto ci sia ancora da fare nel nostro Paese per far sì che un povero operaio possa tornare a casa vivo dopo il lavoro.

mercoledì 16 maggio 2012

VICENDA COOPSERVICE: INIZIAMO A DIRE LA VERITA'

Da http://www.reggionline.com/ (16 maggio2010)

Coopservice, lavoratori in sciopero a Bologna

I dipendenti della coop reggiana che lavorano all'università: "Siamo pagati 4 euro l'ora e loro ne incassano 20"

REGGIO EMILIA - "Scioperiamo perché siamo pagati 4 euro l'ora e Coopservice se ne porta a casa quasi 20 Iva compresa". Lo spiegano al Fatto Quotidiano i lavoratori della cooperativa reggiana Coopservice, circa una sessantina, che si occupano del portierato e dell'assistenza informatica di base all'Università di Bologna e che hanno incrociato le braccia per protestare con un corteo per le vie bolognesi dentro al rettorato e poi fino alla sede di Legacoop.
Spiega Antonella Zago al Fatto: “Da quando Coopservice è subentrata nell’appalto con cui l’Alma Mater si garantisce l’apertura di biblioteche, aule studio e parte dell’assistenza informatica le cose hanno cominciato ad andare male. Per giunta la retribuzione è al limite dello sfruttamento, e col cambio di appalto è pure diminuita dai 5 euro l’ora precedenti alle attuali 4”.
I lavoratori se la prendono con Coopservice ma anche con l’Università di Bologna, per loro colpevole di tollerare una situazione “intollerabile”. “L’Unibo – spiega Salvatore al Fatto, che per arrivare a mille euro mensili deve lavorare 50 ora la settimana – permette che nelle proprie aule e corridoi ci siano lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, con pochi diritti e una retribuzione bassissima”. I lavoratori, a quanto sostengono, hanno chiesto a Coopservice una modifica alle condizioni di lavoro per passare dagli attuali 4 euro netti all’ora a 5 euro e mezzo, ma gli sarebbe stato proposto un aumento di 30 centesimi l’ora. In cambio i lavoratori sarebbero dovuti diventare soci della cooperativa.
I dipendenti hanno detto no perché avrebbero visto l’aumento in busta paga assorbito dalla quota obbligatoria da pagare per diventare soci della coop, e in più avrebbero perso anche la tutela dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.


COMMENTO DELLA CSECOOP
Qualche giorno fa abbiamo replicato alle grottesche affermazioni del Presidente di Legacoop il quale, in estrema sintesi, chiedeva che l'aggravio contributivo nei confronti delle cooperative di facchinaggio in conseguenza dell'estensione a quel tipo di cooperative della tutela contro la disoccupazione, fosse “diluito” per evitare che quelle società fossero costrette a entrare nel nero o a fallire o a ridurre la sicurezza sul lavoro. Per far comprendere quanto se la passassero male le cooperative di Legacoop abbiamo ricordato il coinvolgimento di UNIPOL (partecipata di grandi cooperative Legacoop) in una grande operazione finanziaria, meglio nota come UNIPOL-FONSAI-LIGRESTI che di attività senza fini di lucro non sembra avere le precise caratteristiche.
Oggi ci tocca leggere, su alcuni organi di stampa, questa ennesima “perla” che riguarda il capitolo, irrisolto, dei rapporti di lavoro e delle retribuzioni, nel mondo cooperativo. Vorremmo aggiungere, nella parte (quella delle cooperative associate alle Centrali) che si autodefinisce come la più sana e garantista di quel complesso mondo.
Purtroppo dobbiamo osservare come lo sciopero intrapreso da quei lavoratori (con cui solidarizziamo in toto) , a differenza di quelli di lavoratori di altre categorie, trattate meglio contrattualmente, non avrà effetti così devastanti sul loro tenore di vita. E' risaputo infatti che quando si guadagna così poco, la differenza tra il lavorare con retribuzione e farlo senza è difficile da avvertire. Perchè ci si abitua a un tenore di vita bassissimo e quando si sa di dover spendere poco, e ci si abitua, appunto, quasi non si sente più la mancanza dei soldi. E non crediamo che tra un aumento di un euro e 30 o di euro 0,30 ci si accorga del maggiore o minore miglioramento. Non è quindi, in realtà, una battaglia economica ma di dignità.
E qui, assieme ai lavoratori, cui auguriamo risultati concreti, vorremmo fare qualche riflessione. Chiedendo loro di puntare più in alto e di scegliersi sindacati meno ipocriti. Innanzitutto, cosa potrebbero fare di veramente incisivo e che non a caso i sindacati che ora li guidano si guardano bene dal suggerire?
Andiamo punto per punto. Si dice: Coopservice ci sfrutta: gran parte dei proventi se li accaparra. Ebbene: se quella è una cooperativa ha il compito di ridurre e far scomparire la separazione tra capitale e lavoro. Se non lo fa, non è una vera cooperativa ma una cooperativa spuria. Peggio ancora se accadesse che a fronte di un trattamento umano dei soci, i dipendenti non soci fossero schiavizzati. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha il potere di ispezionarla, di accertare questo, di diffidarla e in caso di inadempienza di sanzionare gli amministratori, con provvedimenti anche gravi. Dov'è il Ministero dello Sviluppo Economico? Si dirà: per legge la revisione periodica è in carico ai revisori di Legacoop (solo in via straordinaria infatti il Ministero può ispezionare una cooperativa aderente) . E da questa non sono emerse irregolarità. Ma chi paga i revisori di Legacoop? La Coopservice in quanto aderente a Legacoop. Ma come può fare un revisore di Legacoop a verbalizzare qualcosa contro una cooperativa che gli assicura il compenso? Mistero. E si badi, questa è la legge, non una interpretazione distorta di essa. E cosa hanno fatto finora i sindacati dei soci e dipendenti di cooperative per cambiare queste leggi? Nulla. Perchè da una parte quei sindacati vi fanno scioperare e perdere soldi. Dall'altra firmano con le Centrali dei CCNL scandalosi che però comportano potere e contributi contrattuali. Altro: cambio di appalto? Fatevi raccontare dai sindacalisti di lungo corso cosa succede in occasione dei cambi di appalto: sono manna dal cielo per certi di loro. E allora cari lavoratori delle cooperative cosa sarebbe ora che facciate? La risposta datevela da soli.
Quanto agli orari settimanali di 50 ore (e assicuriamo i lettori che trattasi di condizioni ancora umane rispetto alla vera realtà, che nessuno vi racconta sui giornali, del lavoro in cooperativa) ci chiediamo: i Servizi Ispezione del Lavoro (nei quali, possiamo assicurarvelo, vi sono funzionari di prim'ordine) di solito sono accusati di o non lavorare o di lavorare poco o di lavorare male. Ma la domanda da porre, decisiva è un'altra: “come, volutamente, vengono fatti lavorare dal potere politico e dall'alta dirigenza?” . Risposta: con i paraocchi che diventano più avvolgenti in corrispondenza del peso politico ed economico dell'ente che dovrebbe essere controllato. In altre parole: i piccoli :massacrati; i grandi, al massimo, avvertiti ma benevolmente. Quando proprio occorre fare qualcosa per apparire sui giornali ci sono sempre sudamericani, cinesi, africani e est europei a disposizione. Secondo voi le cooperative aderenti alle Centrali Cooperative come sono trattate?
Si dice: Unibo consente odiose discriminazioni tra lavoratori e non fa nulla. Giusto: quanto meno, su un piano di moral suasion ci si attenderebbe una scelta di campo da parte di una istituzione così autorevole. Tuttavia, quando si parla di “sistema” da quelle parti (Emilia-Romagna) si intende un fenomeno senz'altro di grande storia e civiltà ma pur sempre con due facce della stessa medaglia, su una delle quali assieme vi sono la cooperazione, il buon governo, il progressismo (e, appunto, la cultura accademica ideologicamente orientata) ma, dall'altra, la sottomissione e il sostanziale sfruttamento dei più umili
Quando i lavoratori sostengono elettoralmente una tale realtà politico-sociale devono da anni accettarne il bello e il brutto. Il sindacalismo vero dovrebbe essere estraneo alla politica. In quella realtà è invece stato funzionale alla creazione del consenso.
Ultima questione: diventare soci è più penalizzante che non esserlo e significa perdere l'applicabilità dell'articolo18 dello statuto dei lavoratori.. Mirabile sintesi, questa per dire una cosa molto semplice: la legge142/2001 (riforma della figura del socio lavoratore, chiesta allora a gran voce dalla CGIL) è stata un solenne fallimento, sia nella versione precedente che successiva alla Legge Biagi. E soprattutto dopo l'operazione condotta da Centrali, Triplice e ex Ministro Damiano nel 2007 che portò alla scomunica dei CCNL alternativi a quelli CGIL-CISL-UIL (ma l'aiutino ebbe effetto esattamente opposto, cioè aumentò la contrattazione pirata) e alla creazione degli Osservatori sulle cooperative presso le Direzioni Territoriali del Lavoro, quanto di più inutile e ingannevole per i lavoratori. Nati per assicurare che i regolamenti interni non derogassero ai minimi retributivi contrattuali collettivi furono utilizzati, in maniera fallimentare, per far schierare lo Stato e gli Organi ispettivi in una guerra interna alle Centrali cooperative. Ora sono solo il palcoscenico per ridicole conferenze stampa annuali. Che lavano la coscienza alle sane Istituzioni, ai Sindacati rappresentativi e alle Centrali, sempre più grandi, unite e potenti. Ma che, del pari, hanno buttato nel dimenticatoio , migliaia di lavoratori delle cooperative sempre meno pagati e sempre più sfruttati.
Chiediamo ai lavoratori delle cooperative. Pensate che sindacati di questo tipo, che vi hanno condotto alla rovina, che hanno in odio la vera cooperazione (perchè significherebbe indipendenza del socio e quindi esaurimento della loro funzione) possano veramente tutelarvi? D'altro canto, ritenete che l'alternativa possa essere costituita da altre confederazioni che vendono pacchetti di tessere ai presidenti di cooperative per indurli a pagarvi l'iscrizione fasulla a sindacati nati e sostenuti per tutelare i datori di lavoro?
Secondo noi avreste bisogno di un sindacato nuovo e diverso, magari giovane, che sappia parlarvi il linguaggio della verità. Che ponga la questione di una nuova vigilanza cooperativa e del lavoro, di una reale indipendenza dagli interessi partitici, di una svolta nella legislazione sul socio lavoratore, di una cooperazione vera. Meditate dunque e scegliete consapevolmente.

CSECOOP
http://www.cse-coop.blogspot.it/

16.5.2012: YASMINA B SEGRETARIO GENERALE FEDERAZIONE TRASPORTI, SALUTA I LAVORATORI


All'inizio di questo mio mandato, saluto tutti i lavoratori del settore Trasporti. Sappiate che saremo pronti ad aiutarvi , a consigliarvi , ad assistervi in questo momento difficile.
I problemi che interessano la nostra categoria sono diversi e di lunga data. Trasporto aereo: ristrutturazioni selvagge che sconvolgono la vita e i destini di tanti lavoratori. Ferrovie: una concorrenza che stenta a svilupparsi , a vantaggio dei soliti monopolisti. Un' intollerabile disattenzione nei confronti dei disagi dei pendolari: le Regioni infatti sono più interessate ad altri affari miliardari. Trasporto navale: lo sfruttamento di tanti giovani precari da parte delle grandi compagnie di navigazione, posto in secondo piano da scandali a più alto impatto mediatico. Autoferrotranvieri: condizioni del servizio ferme da tanti anni, nonostante investimenti dalla dubbia destinazione. Camionisti: prezzi del carburante assurdamente gonfiati da imposte anacronistiche . Facchini delle cooperative mal pagati e sfruttati. Tassisti: tra i lavoratori meno tutelati dal punto di vista della sicurezza. Spesso vittime di rapine e violenze. E questi sono solo alcuni dei problemi.
Aiutateci a tutelarvi meglio. Contattateci e iscrivetevi alla nostra Federazione, la più giovane in Italia.

Yasmina B, Segretario Generale CSE-FNILT
http://www.cse-fnilt.blogspot.it/

sabato 12 maggio 2012

ACHILLE PERRUCCI (VICE DELEGATO NAZIONALE CSE SETTORE PRIVATO): IL SINDACATO NEL MONDO IN CAMBIAMENTO

Con questo intervento, previa disamina di fatti che reputo importanti, intendo apportare alcune proposte da porre in essere per una futura ed intensa attività politico-sindacale del CSE – Settore Privato.
Preliminarmente ritengo che sarebbe opportuno programmare da subito un Convegno basato essenzialmente su tematiche sociali e del lavoro, a mio parere non più rinviabili, e le iniziative che dovrebbe intraprendere il CSE quale stimolo a quelle operative delle singole Federazioni.
E’ sotto gli occhi di tutti che la disoccupazione in Italia, come anche nel resto dell’U.E., anche se in misura inferiore, permane a livelli allarmanti ed è il più grave problema che si deve affrontare e risolvere al più presto. Basti volgere lo sguardo ad occidente: precisamente in Spagna con il popolo degli “indignados” e agli USA con “Occupy Wall Street”. Questo tasso elevato e persistente di disoccupazione esercita una forte pressione al ribasso sulle norme del lavoro. La precarizzazione del lavoro e le dimensioni dell'economia sommersa ed in nero sono la prova di questa realtà. Occorre, pertanto, attivare quelle manovre economiche utili e funzionali alla crescita dell'occupazione.
Cosi come è sotto gli occhi di tutti che la grave crisi economica mondiale che ha colpito in particolare l’Europa e pertanto il nostro paese la stanno pagando i lavoratori e le imprese oneste e non certo coloro che la hanno provocata.
Altro fattore non meno significativo che interessa il settore privato del lavoro è la così detta delocalizzazione verso i paesi orientali di molteplici attività imprenditoriali per effetto del basso costo della mano d’opera.
Basti pensare agli stabilimenti Fiat in Polonia per la produzione di automobili che un tempo venivano costruite nel nostro paese.
La condizione per porre fine o quanto meno un argine a questo sistema intollerabile di sfruttamento dell’uomo ed alla sistematica spoliazione di attività lavorative sul territorio di origine è possibile attraverso il coordinamento sindacale a livello europeo, attivare politiche omogenee di trattamento economico di base, uguale per tutti i lavoratori europei, costituente il salario minimo garantito utile e funzionale a consentire quello standard necessario ad impedire qualsivoglia interesse delle imprese a delocalizzare la propria produzione in altri ambiti e pertanto rimanere sul territorio di origine e senza con ciò impedirne l’espansione.
Così come le condizioni per porre in essere uno spiccato cambiamento dell’attuale situazione resta quella di innescare quella macroeconomia, a livello dell'U.E., di modifica delle politiche finanziarie ed introdurre nuovi elementi di bilancio, fiscali e di investimento degli stati membri, per consentire attraverso la crescita equilibrata delle prestazioni lavorative, il rilancio dei consumi e quindi la ripresa delle attività imprenditoriali e pertanto dell’economia con inevitabile incremento dei fattori di ripresa dell'occupazione in Europa e di conseguenza nel nostro paese.
Ciò stante attraverso la mobilitazione delle parti sociali e non solo, si potrà affrontare alla radice il problema della disoccupazione attraverso norme europee per il lavoro, che integrino il Patto per la stabilità e la crescita e con l’individuazione di una politica di attivo sviluppo industriale.
Occorrerebbe preparare e gestire il cambiamento industriale. Sarebbe utile proporre un osservatorio europeo, incaricato di raccogliere e diffondere l'informazione sul cambiamento industriale in corso e dei relativi insediamenti sull’intero territorio almeno per quelle attività di interesse globale.
L'innovazione tecnologica è uno degli aspetti più importanti della trasformazione della vita economica. Nuovi mercati si sviluppano col procedere della diversificazione dei prodotti, mentre l'innovazione a livello di processo lancia una sfida di rilievo all'organizzazione del lavoro. E' importante negoziare il cambiamento tecnologico, se si vuole che l'aumento accelerato della produttività, che esso coinvolge, sia messo al servizio di una migliore organizzazione del lavoro e di nuove opportunità di occupazione, invece che costituire l’innovazione stessa una minaccia per l'occupazione esistente.
L’innovazione tecnologica deve costituire un bene comune e come tale non deve essere messa a vantaggio di una sola parte ma deve costituire elemento di ridistribuzione economica per il conseguimento del benessere collettivo.
Nel nostro paese la riduzione dell’allarmante disoccupazione, pari a circa il 30% su base nazionale, deve essere considerata una priorità assoluta dal mondo politico e sindacale, in particolare nella lotta contro la disoccupazione giovanile e femminile e contro quella di lunga durata. Inoltre è necessario adottare misure politiche efficaci volte a ridurre la discriminazione contro le minoranze etniche e i lavoratori disabili, a integrare la politica della parità tra uomini e donne, incoraggiando a medio termine una nuova organizzazione del lavoro tra i sessi, che consenta agli uomini e alle donne di conciliare le attività affettive e familiari con quelle professionali.
Nel passato quindicennio, a fronte di una pressante richiesta del mondo imprenditoriale riguardante la così detta flessibilità, i lavoratori del privato ( e non solo ) sono stati precarizzati.
V’è chi non veda che la crescita rapida dei lavori precari od occasionali ha prodotto solo la proliferazione dell'insicurezza e dello sfruttamento del lavoro? Questi fatti sono derivati dalla sventata deregolamentazione del mercato del lavoro e dall’abbattimento di alcuni fondamentali diritti dei lavoratori e devono essere, pertanto, bloccati e riformati. E’ necessaria una nuova disciplina, attraverso una legislazione e accordi negoziati, che tenga conto dei bisogni reali ed attuali dei lavoratori. Quali quelli del diritto al lavoro dignitoso ed al trattamento economico costituente il minimo garantito, uguale per tutti. Solo con nuove norme sul lavoro sarà possibile riattivare l’economia dell’Italia grazie all’occupazione che si verrebbe a determinare.
Solo attraverso l’eliminazione del precariato o dello stagismo a vita è possibile far riprendere l’occupazione nel nostro paese attraverso misure economiche e fiscali che incentivino le imprese in tal senso.
Si sono ricreate le vecchie logiche della guerra tra poveri. Infatti viene attribuita alla vecchia generazione la colpa di assorbire le risorse delle nuove generazioni. Niente di più falso e menzognero.
Ricorderete, tempo fa, l' amministratore di una delle più note reti di telefonia ricevere il trattamento di pensione di circa 90.000 euro al mese. A non dissimili trattamenti i dirigenti della regione siciliana. Senza parlare dei così detti manager di stato (e non) e dei loro cospicui benefits.
Qui il ruolo decisivo del sindacato per contrastare ed impedire questi, che a mio parere, sono autentici scandali e misfatti consapevolmente posti in essere per sbeffeggiare ed oltraggiare il mondo dell’ordinario lavoro ed anche per salvaguardare la stessa dirigenza, sia pubblica che privata, cosi selvaggiamente diversificata nei trattamenti stessi e che invece andrebbe doverosamente riorganizzata secondo principi di equità.
Non meno importante è il ruolo del sindacato nel dover trattare con la parte politica, con la parte pubblica e quella privata le questioni della salute e della sicurezza sul lavoro: le condizioni del lavoro hanno subito un notevole deterioramento ed è aumentato il numero dei relativi infortuni, con aggravio delle condizioni psico-fisiche dei lavoratori e con notevole incidenza sull’economia del paese.. Ciò può essere spiegato con la precarizzazione del lavoro, l'insufficienza dei controlli e con carenze a livello di applicazione delle regole esistenti. L'evoluzione dell’universo del lavoro è accompagnata da nuovi rischi per la salute fisica e mentale. Ciò richiede, pertanto, l'adozione di misure per lottare contro questi nuovi rischi contestualmente a una trasposizione completa delle direttive europee nelle legislazioni nazionali. In tale contesto occorre incentivare la vigilanza sotto tutti i punti di vista.
Come già anzi detto a valenza europea anche nel nostro paese un campo fondamentale nel quale è necessario intervenire, con indifferibilità ed urgenza, è quello di estendere l'efficacia dei diritti dei lavoratori a tutti, senza distinzione di sesso o di razza.. Nonostante siffatti principi siano già ampiamente previsti e garantiti dalla carta costituzionale, la realtà resta quella di mercati del lavoro segmentati, con un trattamento ineguale degli uomini e delle donne e a tutti i livelli del rapporto di lavoro, dal salario agli orari di lavoro, dall'accesso alla formazione al percorso di carriera. Queste ineguaglianze nell’ultimo decennio si sono andate sempre più affermate mentre andrebbero contrastate ed urgentemente eliminate.
A mio parere, ulteriore elemento per il rilancio dell’occupazione, non riveste secondaria importanza la notevole riduzione del costo complessivo del lavoro. E’ assurdo che il costo di un lavoratore per un’impresa italiana sia pari ad “X” mentre effettivamente il netto che viene percepito dallo stesso lavoratore sia poco più della metà.
Come già sopra fatto cenno, quale altro elemento per rilanciare l’occupazione, necessita una profonda rivisitazione delle norme sul lavoro (Legge Biagi) riducendo notevolmente le tipologie contrattuali esistenti che, è mia convinta opinione, hanno determinato il notevole volume di precariato nel nostro paese.
Ed è per questo che ancora non ci soddisfa la Riforma Fornero, in discussione in Parlamento.
Occorrono norme e conseguentemente contratti di lavoro ad esse conformate che impediscano il lavoro precario; questo deve essere considerato quale elemento di flessibilità delle imprese solo una tantum e non reiterabile e della durata massima di sei mesi.
E’ abbastanza noto che per effetto delle vigenti scellerate norme molte imprese, anche a livello internazionale, con la scusante delle ristrutturazioni aziendali, licenzino i lavoratori a tempo indeterminato per sostituirli, dopo poco tempo, con lavoratori precari assunti a tempo determinato, a basso costo, con indice di supersfruttamento per la spada di Damocle del presunto rinnovo del contratto, sempre a tempo determinato, se non con stagisti a costo zero.
Sempre al fine di rilanciare l’occupazione non meno importante è mirare al mondo della cooperazione. E’ pertanto opportuno favorire, con mirate politiche economiche, fiscali e sociali la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative che, quali società non a scopo di lucro, risultano utili ed efficaci al rilancio dell’economia del paese che vede diverse figure professionali rimettersi sul mercato del lavoro senza fini di speculazione privata. Garantire anche i minimi retributivi e contributivi. In tal modo si evita il formarsi del capitalismo e il divario sociale.
Importante passo è rilanciare l’economia attraverso iniziative a sostegno dell’agricoltura, della pesca, dei trasporti e del turismo che determinerebbero un congruo rilancio soprattutto del Mezzogiorno.
In merito al settore metalmeccanico, come già prima fatto cenno, occorre raggiungere obiettivi per contribuire alla formazione di un’industria europea, e in particolare di un settore manifatturiero, più competitivo su scala globale. Le politiche da attuare debbono essere coerenti e tese a promuovere occupazione di alta “qualità e sostenibilità”. Per raccogliere i benefici di un mercato unico occorre, da un lato, ridurre le forme di protezionismo e, dall’altro, assicurare che l’accresciuto livello di mobilità delle imprese all’interno dell’U.E. sia compatibile con i sistemi nazionali di relazioni industriali. Una maggior competitività è anche direttamente collegata alla ricerca e all’innovazione e, quindi, ad una forza lavoro formata e competente. Per questo occorre un investimento nel campo dell’istruzione e della formazione professionale. È indispensabile predisporre alcune condizioni che favoriscano la capacità di adattamento delle aziende e dei lavoratori ai mutamenti tecnologici e organizzativi attraverso la necessaria flessibilità da garantire nel tempo con interventi mirati.
Infine mi sia consentito un breve cenno sulla necessità di intraprendere, con la necessaria forza propulsiva che il mondo del lavoro è capace di mettere in atto, un'azione contro quanto è dannoso all’economia ed al mondo dell’espansione del lavoro nel nostro paese l’attuale sistema delle corporazioni ancora imperante.
E’ arrivato il momento di dire basta e quindi porre fine ai protezionismi ed alle baronie di varia estrazione.
Si avvii un serio e lungo elenco di liberalizzazioni (altro che quelle del Governo Monti) che da sole, sono convintissimo, assicurerebbero la ripresa occupazionale di un vastissimo universo di lavoratori e di professionisti: è appena sufficiente fare riferimento a livello esemplificativo a quanti posti si libererebbero nel campo del notariato, delle farmacie, dei tassisti, dell’avvocatura e di chi più ne ha più ne metta.
Altra non meno significativa attività è il rapporto del nostro sindacato con l’intera compagine del mondo dell’organizzazione sindacale, ma questo è un altro capitolo.
ACHILLE PERRUCCI
Vice Delegato Nazionale CSE Settore Privato
Segretario Generale CSE-FNILT (Metalmeccanici)
Coordinatore Interregionale Marche-Abruzzo-Molise CSE Settore Privato

venerdì 11 maggio 2012

RIASSUNTO DEGLI ARTICOLI APPARSI QUESTA SETTIMANA SUI SITI DELLA CSE SETTORE PRIVATO



FNILCS
*MILANO, TORRE GALFA: OLTRE AGLI INTERESSI DI BOTTEGA SI GUARDI AL COMPLESSO DELLE QUESTIONI. E SI DIANO SOLUZIONI

FULSCAM
*AMMORTIZZATORI SOCIALI AI SOCI DI COOPERATIVE: LEGACOOP TEME I NUOVI CONTRIBUTI? PAGHINO IL CONTO LE COOP PROTAGONISTE DI OPERAZIONI FINANZIARIE MILIONARIE.
*VICENDA EX MIDAL: I LAVORATORI (CUI FACCIAMO I MIGLIORI AUGURI) RIFLETTANO

CSEC
*BENE I VOUCHER MA CHE NON COMPORTINO UN PRECARIATO CRONICO


CSEDIR
*DIRIGENTI LICENZIATI: DALLE PAROLE, AI FATTI. ESTENSIONE DELLE TUTELE, NUOVE PROSPETTIVE DI REIMPIEGO

FNILASU

*(donne che hanno perso il lavoro)BENE I VOUCHER MA CHE NON COMPORTINO UN PRECARIATO CRONICO
*(stagionali agricoli)ESTENDERE I VOUCHER AL LAVORO STAGIONALE IN AGRICOLTURA? DICIAMO DI NO!


CSECOOP
*AMMORTIZZATORI SOCIALI AI SOCI DI COOPERATIVE: LEGACOOP TEME I NUOVI CONTRIBUTI? PAGHINO IL CONTO LE COOP PROTAGONISTE DI OPERAZIONI FINANZIARIE MILIONARIE


FNILAPMI
*MA NOI CHI SIAMO??? FIGLI DI UN DIO MINORE
*IMPRESE E LAVORATORI: CREARE ASSIEME LE CONDIZIONI PER LA COMPETITIVITA'

FNILC
*IMPRESE E LAVORATORI ENERGIA: CREARE LE CONDIZIONI PER LA COMPETITIVITA'

FNILEL
*MORTO IN CANTIERE, BUTTATO IN ACQUA SIMULANDO UN SUICIDIO. MA CHE ITALIA E' QUESTA?

FNILT
*AMMORTIZZATORI SOCIALI AI SOCI DI COOPERATIVE: LEGACOOP TEME I NUOVI CONTRIBUTI? PAGHINO IL CONTO LE COOP PROTAGONISTE DI OPERAZIONI FINANZIARIE MILIONARIE.


FNILA
*ASSIEME AI LAVORATORI AGRICOLI COMBATTIAMO UNA BATTAGLIA DI DIGNITA!
*VICENDA EX MIDAL: I LAVORATORI (CUI FACCIAMO I MIGLIORI AUGURI) RIFLETTANO

FNLCA
*FIAMME GIALLE PRESSO LA SEDE DI MPS
*RAPPORTO BANCHE E PMI


FNIP
*"VIVERE CON MILLE EURO"

Siti regionali CSE Settore Privato

PIEMONTE-VAL D'AOSTA
*NON SIAMO D'ACCORDO CON IL PRESIDENTE DELLA REGIONE VAL D'AOSTA ROLLANDIN: IL NODO ISTRUZIONE VA SCIOLTO, NON EVITATO





LOMBARDIA
*BENE I VOUCHER MA CHE NON COMPORTINO UN PRECARIATO CRONICO
*MILANO, TORRE GALFA: OLTRE AGLI INTERESSI DI BOTTEGA SI GUARDI AL COMPLESSO DELLE QUESTIONI. E SI DIANO SOLUZIONI

TRIVENETO
*CE NE FAREMO UNA RAGIONE!

LIGURIA
*MORTO IN CANTIERE, BUTTATO IN ACQUA SIMULANDO UN SUICIDIO. MA CHE ITALIA E' QUESTA?

LAZIO
*VICENDA EX MIDAL: I LAVORATORI (CUI FACCIAMO I MIGLIORI AUGURI) RIFLETTANO

SARDEGNA
*IMPRESE E LAVORATORI: CREARE LE CONDIZIONI PER LA COMPETITIVITA'

Siti Commissioni Nazionali CSE Settore Privato

SICUREZZA LAVORO
*MORTO IN CANTIERE, BUTTATO IN ACQUA SIMULANDO UN SUICIDIO. MA CHE ITALIA E' QUESTA?

giovedì 10 maggio 2012

AMMORTIZZATORI SOCIALI AI SOCI DI COOPERATIVE: LEGACOOP TEME I NUOVI CONTRIBUTI? PAGHINO IL CONTO LE COOP PROTAGONISTE DI OPERAZIONI FINANZIARIE MILIONARIE

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALLA CSECOOP (http://www.cse-coop.blogspot.it/) e dalla CSE-FNILT (http://www.cse-fnilt.blogspot.it/)
 
 
(Da L'UNITA' del 9.5.2012)


""""""""""Giuliano Poletti

«Cooperative in difficoltà,
da qui la richiesta
di spalmare il contributo
su più anni. C`è già
un emendamento,
il governo lo approvi»

intervista di LAURA MATTEUCCI

MILANO
Il presidente di Legacoop Giuliano Poletti
si fa interprete di una richiesta sottoscritta
dall`Alleanza delle cooperative
e indirizzata al governo e alla commissione
Lavoro del Senato, che sta
esaminando il disegno di legge di riforma
del mercato del lavoro: diluire su
un arco temporale più lungo, almeno 5
anni, il contributo dell`1,31% per la nuova
Aspi e dello 0,30% per la formazione
continua alle retribuzioni dei soci lavoratori
delle cooperative che operano
nei settori della logistica, del facchinaggio
e del multiservizi. Che finora non
hanno mai dovuto versare per coprire
le spese per gli ammortizzatori, perché
il loro regolamento non lo prevedeva.
Nel complesso, si tratta di un comparto
che coinvolge circa 200mila persone.
«Siamo pronti a pagare il dovuto per
gli ammortizzatori, ma chiediamo di
poterlo fare in modo graduale, spalmando
l`aggravio dei costi su cinque anni».

Per quale motivo?

«Il rischio, altrimenti, è che le cooperative,
in un settore già in difficoltà
com`è questo, o finiscano nel nero o
chiudano per fallimento».

La proposta è oggetto di un emendamento,
giusto?

«Emendamento già presentato, che
chiediamo venga approvato. La nostra
richiesta non intende affatto mettere
in discussione l`entrata in vigore
dell`Aspi dal 1 gennaio 2013, che andrà
a regime nel 2017, né sminuire il significato
della formazione continua. Il nostro
obiettivo è evitare che un ulteriore
aumento dei costi della contribuzione
metta in grave difficoltà le cooperative
dei comparti che, oltre ad essere ad alta
intensità di manodopera e a scarso
valore aggiunto, devono far fronte ai
pesanti effetti della crisi e dei ritardi di
pagamento sia delle pubbliche amministrazioni
sia delle committenze priva
te. Le coop spurie in questi settori sono
molto diffuse, così come gli incidenti
sul lavoro. Il contesto in cui si opera è
molto complicato: le coop, quelle vere
intendo, sono un elemento di regolamentazione
e legalizzazione, ma per loro
il rischio concreto è che l`applicazione
immediata dell`intero aumento contributivo
possa determinare una riduzione
significativa del numero degli occupati
e, peggio, favorire le tante imprese
irregolari».

Come cooperative avete avanzato altre
richieste?

«Un`altra relativa alla vecchia legge
Marcora, con la quale era possibile per
un lavoratore di una coop in crisi chiedere
l`intera indennità di mobilità da
investire - con l`aggiunta di altri soldi
da parte di una società ad hoc - nella
creazione di una nuova società. Un
meccanismo virtuoso, insomma, che
negli anni ha permesso la creazione di
molte cooperative, e che vorremmo fosse
salvaguardato. Adesso che la mobilità
sparisce, chiediamo che sia possibile
usare l`Aspi, che a conti fatti vale un
po`meno della vecchia mobilità, ma
che resta l`unica possibilità di finanziamento
di nuove imprese». """"""""""""



COMMENTO DELLA CSECOOP (Federazione Soci e Dipendenti Cooperative)  E DELLA CSE-FNILT (Federazione Trasporti)
Sconcertanti queste affermazioni da parte del leader di Legacoop che ci risulta abbia qualcosa a che fare, ad esempio, con UNIPOL la quale è impegnata, in questi mesi con l'operazione di cui potete leggere un resoconto particolareggiato qui
Non è vero che le cooperative siano in difficoltà. Lo sono le piccole non certo le grandi rappresentate dall'Alleanza Cooperative. Ma i soldi non bastano mai e, per questo, con una operazione di tipo lobbistico, si tenta di affondare in Parlamento la proposta con la quale per la prima volta potrebbe accadere che un socio di cooperativa di facchinaggio o logistica o multiservizi possa avere, a seguito della perdita del suo lavoro, un trattamento economico di sostegno, come gli altri lavoratori che fanno lo stesso lavoro ma senza la maledizione di essere in cooperativa.
Ricordiamo infatti che , per un'ennesima distorsione all'italiana, oggi non si entra in cooperativa per essere coimprenditore e eliminare la separazione tra capitale e lavoro ma semplicemente per essere impiegati a un costo più basso(il mercato del lavoro non offre altro), senza effettive garanzie e senza i vincoli del lavoro dipendente.
Legacoop non dice che diluire la contribuzione significherebbe (chi pagherebbe altrimenti?) rendere ancora più illusori quegli ammortizzatori, e chissà per quanto tempo.Nelle grandi cooperative, poi, si guarda con orrore a una vera formazione continua che rischierebbe di far comprendere più velocemente ai lavoratori specie stranieri che esistono altre alternative rispetto a quella di farsi sfruttare come bestie.
Informiamo Legacoop (e quei Senatori che ancora non lo sapessero)che già tante cooperative sono nel nero (per necessità o per vizio, per ignoranza o per furbizia di chi fornisce loro consulenza) e che già “falliscono” in maniera programmata e pilotata per trasferire il lavoro da una società vecchia a una appena nata, in barba ai lavoratori, all'INPS e al Fisco.
Non sarà qualche millesimo di percentuale contributiva in più o in meno a decidere delle sorti di queste imprese. Influirà invece sulle sorti di tante famiglie di soci che rischiano il lastrico a seguito della perdita del lavoro.E' grottesco poi collegare queste possibilità di nuova imposizione contributiva alla spurietà delle cooperative e agli incidenti sul lavoro. E' una minaccia? Ossia le cooperative di Legacoop preannunciano che in caso di aggravi di contributi non potranno far nulla per impedire che le proprie associate comincino ad essere competitive nell'incremento di amministratori che abbiano scopi di lucro e per evitare che qualche socio cominci a farsi male?
Già, perchè le cooperative di Legacoop sono brave ad adeguarsi al mercato. Ne sanno qualcosa i soci di CoopEstense alle quali sta per essere applicata la “Dottrina Marchionne” così come i soci coinvolti nell'operazione Unipol-Fonsai-Ligresti sopra richiamata.Si dirà che tutto ciò si fa per la sopravvivenza dell'impresa cooperativa impegnata nella Distribuzione e nell'Assicurativo. Bene, ma dimentichiamo la Solidarietà Mutualistica e la Responsabilità Sociale?No? Allora sia Legacoop a proporre di finanziare la contribuzione per gli ammortizzatori sociali ai soci delle cooperative di facchinaggio, logistica e multiservizi attraverso un'imposizione fiscale che colpisca le operazioni finanziarie milionarie di cui sono protagoniste, direttamente o indirettamente, cooperative, tra cui in prima fila quelle ad essa associate, di settori diversi da quelle di produzione e lavoro!

martedì 8 maggio 2012

PROTOCOLLO SUL LAVORO PUBBLICO: PASSI AVANTI NELLA DIREZIONE INDICATA DALLA CSE

(nella foto, il Segretario Generale della CSE,  MARCO CARLOMAGNO)


SUPERATE LE FASCE DI BRUNETTA, RECUPERO DELLA CONTRATTAZIONE, RISPARMI ALLA CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA

Roma, 4 maggio 2012


Si è concluso nella tarda serata di ieri il confronto tra il Ministro della Pubblica Amministrazione Patroni Griffi, le confederazioni sindacali maggiormente rappresentative e i rappresentanti degli enti territoriali.
Dall’incontro è scaturito un protocollo di intesa che, dopo il passaggio alla Conferenza Stato-regioni e la consultazione delle categorie interessate che alcuni sindacati (tra i quali la CSE) hanno annunciato di voler fare, dovrebbe portare ad un vero e proprio accordo che dovrebbe poi essere recepito in una legge–delega che il ministro dovrebbe presentare in tempi strettissimi.
Il protocollo di intesa sancisce il superamento definitivo dell’accordo firmato da governo e alcuni sindacati il 4 febbraio 2011, totalmente privo di contenuti se non l’avallo della pseudo-riforma Brunetta e dovrebbe riportare finalmente la contrattazione al centro di ogni cambiamento nel lavoro pubblico.
Ma andiamo con ordine: la CSE è stato l’unico sindacato a presentarsi al tavolo con una piattaforma scritta (allegata al presente notiziario) che, partendo dai dati che dimostrano chiaramente come la spesa per gli stipendi sia in Italia inferiore a quella media dei paesi europei, che il trend di crescita dei salari sia tra i più bassi in assoluto e che gli stipendi dei dipendenti pubblici italiani siano la metà di quelli tedeschi e sensibilmente inferiori a quelli di quasi tutti i paesi industrializzati, Grecia e Cipro compresi, ha contestato l’approccio che vedrebbe le riduzioni di spesa passare per il licenziamento di una parte dei dipendenti pubblici
Le nostre richieste sono così sintetizzabili:
-     ritorno alla contrattazione come strumento regolatore di salari e carriere;
-     sblocco dei contratti nazionali;
-     rimozione del blocco degli stipendi che non permette un pieno dispiegarsi della contrattazione  integrativa;
-     istituzione di una commissione congiunta sugli sprechi i cui risparmi devono, almeno in parte, andare a finanziare miglioramenti economici per il personale;
-     superamento della falsa e ideologica meritocrazia disegnata da Brunetta per sostituirla con metodi e sistemi di valutazione seri e contrattati;
certezza dei tempi e della qualificazione dei fondi di contrattazione integrativa;
-     sblocco delle carriere con la rimozione del divieto, introdotto da Brunetta, di concorsi interni per l’accesso all’area dei funzionari ai quali è possibile partecipare solo se in possesso di laurea;
-     accordo nazionale sulla formazione.  
A fronte delle richieste puntuali e precise della CSE, la parte pubblica – in linea con quanto sin qui partorito dal tavolo – presentava un documento privo di contenuti, che si limitava solo a disciplinare la gestione degli esuberi, dava poche speranze alle nostre istanze di cambiamento e che, quindi, rendeva poco probabile una nostra condivisione.
Nonostante però alcune confederazioni (quelle, per capirci, che hanno firmato gli accordi interconfederali del 4 febbraio 2011), nel solco della loro subalternità a qualunque governo, si fossero rese disponibili a firmare il documento presentato dalla parte pubblica, la nostra azione e le proposte migliorative presentate da noi e da altre organizzazioni sindacali hanno trovato orecchie abbastanza attente nella controparte.
Al termine di una trattativa che è andata avanti per tutta la serata, la parte pubblica ha presentato un documento completamente cambiato, riempito di contenuti e nel quale molte delle proposte presentate dalla CSE sono state accolte
Il protocollo di intesa sul quale la Funzione Pubblica ha chiesto l’assenso di massima del sindacato contiene le seguenti modifiche
-     l’inserimento, come primo punto sulle relazioni sindacali, che è la contrattazione (e non la legge) a determinare non solo l’assetto retributivo ma anche quello di valorizzazione dei lavoratori; questa affermazione, seppur di principio, mette le basi per il superamento del blocco dei salari a quelli percepiti nel 2010;
-     superamento non solo delle fasce di merito ma dell’intero sistema di valutazione concepito da Brunetta e sin qui condiviso da una parte del sindacato (CISL, UIL, Confsal e UGL in primis);
-     razionalizzazione dell’uso del lavoro flessibile e affermazione del contratto a tempo indeterminato come forma ordinaria di risposta al fabbisogno di personale; 
-     ruolo primario della contrattazione e della formazione in eventuali processi di mobilità
riappropriazione del ruolo di partecipazione dei lavoratori e dei loro rappresentanti (RSU) sui luoghi di lavoro;
-     rivisitazione del numero dei comparti di contrattazione nel pubblico impiego;
-     riattribuzione di un ruolo primario alla contrattazione nazionale nelle procedure di licenziamento per motivi disciplinari.
Crediamo che bastino questi pochi punti per dimostrare come ci sia totale discontinuità tra le novità di quest’ipotesi di protocollo di intesa e gli accordi confederali stipulati dai sindacati con Brunetta nei passati tre anni e mezzo. Altro che continuità con l’accordo del 4 febbraio 2011.
Basta questo per ritenerci soddisfatti?? Certamente no!! Sappiamo che i denigratori del lavoro pubblico sono sempre dietro l’angolo e che bisognerà vigilare lungo tutto l’iter che porterà alla legge delega e poi ai decreti delegati attuativi, che dovranno essere emanati in tempi brevissimi, e dovremo tenere alta l’attenzione sulle dichiarazioni di esubero a mezzo stampa che i ministri si divertono ad annunciare tutti i giorni
Quello che è certo però è che vi sono segnali di cambiamento e di disponibilità all’ascolto del governo.
Lo svolgimento della trattativa dimostra, inoltre, che il ruolo dei lavoratori nella vita dei propri uffici può ancora essere riconosciuto se rappresentato da quella  parte di sindacato che non si è mai mostrata subalterna ai governi ma si è fatta spazio con la forza delle proprie idee di cambiamento, alternative al liberismo selvaggio e al taglio di personale come unica soluzione ai problemi di bilancio.
LA SEGRETERIA GENERALE CSE
In allegato, la piattaforma presentata da CSE
clicca sul seguente link:

domenica 6 maggio 2012

sabato 5 maggio 2012

MORTO IN CANTIERE, BUTTATO IN ACQUA SIMULANDO UN SUICIDIO. MA CHE ITALIA E' QUESTA?


Da CorrieredellaSera.it

“””””OPERAIO RITROVATO NEL TORRENTE A IMPERIA

Dato per suicida, sarebbe morto sul cantiere
Inchiesta sull'operaio trovato nel torrente

Gli inquirenti pensavano si trattasse di un suicidio, ma l'uomo
forse è stato buttato nel torrente dopo un incidente sul lavoro

MILANO - Pensavano si fosse suicidato e invece molto probabilmente è morto in cantiere in un incidente sul lavoro. La procura di Sanremo ha aperto un fascicolo per occultamento di cadavere, in merito al ritrovamento di un uomo, avvenuto una settimana fa, nel torrente Argentina a Taggia (Imperia). In un primo momento gli inquirenti pensavano che si trattasse di un suicidio o di una caduta accidentale, ora ipotizzano che l'uomo sia stato buttato nel torrente già morto, probabilmente a seguito di un incidente sul lavoro.

LE INDAGINI - Secondo i carabinieri che stanno svolgendo le indagini, non è escluso che la vittima sia deceduta in qualche cantiere edile, e poi si siano sbarazzati del corpo. Dall'autopsia, è risultato che l'uomo aveva delle lesioni toraciche e addominali, risultate mortali, e gravi traumi avvenuti dopo la morte. Secondo il medico legale, le lesioni letali sono compatibili con una precipitazione, così come quelle causate dopo la morte. L'uomo, oltre a numerose fratture e un trauma importante alla colonna vertebrale, aveva numerosi traumi interni. Le indagini ora proseguono non solo nei cantieri della zona, e della provincia di Imperia: i carabinieri non escludono che l'incidente possa essere avvenuto anche in Piemonte o nella vicina Costa Azzurra. I militari sono stati in alcuni cantieri aperti nei pressi del luogo del ritrovamento del corpo, senza trovare elementi utili per l'indagine. Il corpo è ancora senza identità e questo lascia pensare che si possa trattare di un lavoratore in nero o di uno straniero non in regola.
Redazione Online4 maggio 2012 | 17:10”””””””


Leggendo questa notizia è, per gli assidui appassionati della cronaca nera, facile associarla a altre tragiche notizie di morte riguardanti povere ragazze, provenienti dai paesi del terzo mondo,sfruttate dal mercato del sesso e spesso trovate, analogamente a questo altro essere umano, usate e gettate, in una roggia o in un dirupo, senza un volto, senza un nome, senza una storia.
Ci siamo scandalizzati, a suo tempo, per stragi di guerra , folli manifestazioni di una parte perversa del potere, dell'economia e dell'umanità. Tragedie lontane. Ma spesso alibi per molti di noi per non guardare dentro casa nostra, dove spesso accade di peggio.
Ma che razza di Italia, di Europa, di Occidente civile è questo dove un operaio edile immigrato clandestino possa perdere non solo la vita ma, prima ancora, ogni dignità e rispetto dovuti anche al peggiore degli esseri umani?
Grazie alle Forze dell'Ordine e alla Magistratura questo caso forse potrà trovare una soluzione. Ma prima, cosa si è fatto? Quale è stata la prevenzione delle Autorità ispettive del lavoro, quale l'efficacia delle leggi sulla sicurezza che (dicono coloro che campano solo di corsi di formazione) “tutto il mondo ci invidia”, quale la responsabilità sociale delle aziende e delle associazioni datoriali? Perchè non si dica che, in un determinato territorio, chi organizza gran parte degli imprenditori non sappia chi opera correttamente e chi in maniera sleale se non criminale.Solo che, in Italia, tutti abbiamo l'accortezza di non denunciare prima, di farci gli affari nostri...Finchè non ci scappi il morto o meglio, ora diremmo, alla luce di questo caso, finchè il morto “non si trovi” e in aggiunta, finchè non si trovi un poliziotto o magistrato onesto e scrupoloso.
Le nostre città sono piene di telecamere: in metro, davanti alle banche, allo stadio. Milioni di euro per sapere i fatti nostri. Ma, fatalità, sembra che attorno ai cantieri le telecamere non possano funzionare. Paradossalmente, quello edile sembra il settore in cui, in materia di sorveglianza a distanza dei lavoratori, le garanzie della L.300/70 siano più rispettate che altrove. Dobbiamo aspettare le Jene per avere delle testimonianze filmate di nascosto del lavoro nero nei cantieri italiani o non sarebbe il caso che gli Organi ispettivi comincino ad attrezzarsi, magari coprendone i costi con un contributo di solidarietà prelevato sugli stipendi milionari dei dirigenti della Pubblica Amministrazione che sarebbero pagati proprio per scongiurare le morti sul lavoro?

COURTNEY LOVE