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sabato 23 marzo 2013

PERCHE' , NELL'INTERESSE DEI LAVORATORI, SAREBBE UTILE CHE GRILLO, SE ALL'OPPOSIZIONE, INIZIASSE A COSTITUIRE UN “GOVERNO OMBRA”

Si ha la sensazione che un po' tutti in Italia si sia vittime di una illusione ottica. Si guarda il dito (l'incapacità dei tre schieramenti e mezzo di mettersi d'accordo) e non si osserva la luna: la realtà di un Paese spaccato socialmente e che non può trovare un compromesso in economia. La via d'uscita non è in un accordo tra partiti (poiché essi rappresentano solo una società politica allargata) ma tra componenti antagoniste della società italiana che induca i partiti a svolgere il loro compito di sintesi politica.
La vicenda dei crediti delle imprese nei confronti della Pubblica Amministrazione è esemplare. Non ha funzionato la ricetta di Monti (far scontare questi crediti dalle banche le quali si sono tirate indietro perchè, a differenza del passato, oggi lo Stato è valutato come un soggetto inadempiente), non ha convinto la soluzione Grilli innanzitutto Confindustria ma anche le altre rappresentanze imprenditoriali. Con i tempi che corrono, occorre veramente una gran faccia tosta a stampare titoli del debito pubblico e a tentare di pagare con quelli, anziché con soldi veri, imprese ormai alla canna del gas. Senza contare poi i tempi di pagamento eccessivamente lunghi (18 mesi) e il fatto che il pagamento non sarebbe completo ma solo il 20% del necessario. Come scusante per il governo (uscente?) c'è senz'altro da dire che lo stesso ha il compito di sbrigare solo gli affari correnti in attesa di passare la mano al nuovo. Ma per gli osservatori e per coloro che incrociano le armi della dialettica su questa questione non ci sono scusanti. Se lo Stato non ha più soldi veri in generale da spendere non si capisce come e con quali risorse potrebbe pagare i 48 miliardi chiesti da Squinzi. Noi, modestamente, avevamo evidenziato la contraddizione già la settimana scorsa. Possiamo capire il gioco della polemica politica ma vorremmo ricordare che da un po' di tempo ci sono imprenditori e lavoratori che si suicidano perchè le loro aziende vanno in rovina e ciò non senza colpe da parte della politica e della pubblica amministrazione. Quindi non scherziamo. Su questa questione è chiaro come vi sia una tensione tra burocrazia da una parte (rappresentata politicamente da chi sappiamo) e mondo della piccola impresa (a sua volta rappresentata da un altro schieramento) . Quella dei fondi per gli ammortizzatori sociali (che si dice si esauriranno entro l'estate) è un'altra bomba ad orologeria. Finanziarli significa dover aumentare le tasse, ma aumentarle significa spingere ancor più nel burrone quelle aziende che hanno esubero di lavoratori. Anche qui si registra una tensione tra mondo delle imprese da una parte , lavoratori, burocrazia. Tre soggetti che stanno affogando, che per salvarsi cercano di appoggiarsi sugli altri due. Tra i tre quella che ha maggiori possibilità di salvarsi nell'immediato è la più grassa, quella che galleggia meglio. Ma alla lunga, senza ripresa della produzione, dei salari dei consumi e del gettito, anche il suo destino sembra segnato. Iva e Imu , la loro modulazione, ripropongono lo stesso duello. Non si può chiedere ai partiti (o ad alcuni di essi) di “decidersi”, di provare a governare assieme se prima non si risolve a monte questo conflitto di interessi. Nel quale, purtroppo, il mondo del lavoro sembra incastrato dalla storica convergenza e alleanza di fatto (e sintetizzata all'interno di un preciso schieramento) tra lavoratori e l'insieme degli interessi dello Stato e della burocrazia. Altre forze hanno dimostrato di intuire questo stallo ma di non essere ancora in grado di proporre al Paese una sintesi praticabile. Non è un problema di percentuali né di esperienza, ma di identità: se si è o vuole essere soggetto rivoluzionario nel panorama politico occorre pagare un prezzo in termini di spendibilità nelle istituzioni o nel governo. Nelle democrazie anglosassoni, le più antiche, esiste un istituto, quello del “governo ombra” che obbliga l'opposizione a formare nelle sue fila un governo parallelo che dimostri, con la serietà delle proposte di essere una seria alternativa al governo in carica, preparandosi al proprio turno. Oggi in Italia abbiamo una presenza che si propone, a suo modo, come una alternativa , non solo politica ma di sistema. Tutto molto bello ma il problema è che nel frattempo il Paese sta morendo e, in buona parte dell'elettorato, si sta insinuando il dubbio se sia stata una buona scelta quella di produrre uno shock politico di tale portata. Si parla di proposte valide ma dalla dubbia copertura finanziaria e organicità. Quindi realizzabilità. Purtroppo questo non è il momento di sognare, ma di “fare”, innanzitutto nell'interesse dei lavoratori che faticano a intravvedere l'uscita dal tunnel. Non sarebbe ora che la principale forza di rottura emersa dalle elezioni dimostrasse ai lavoratori la propria concretezza formando un”governo ombra” che ci faccia toccare con mano la serietà di determinati intenti, abilmente esposti in una magistrale campagna elettorale?Chissà che non possa servire per far decidere i dubbiosi e per farci uscire dall'inconciliabilità tra i sopra evocati interessi sociali opposti , retrostanti agli attuali schieramenti politici.