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sabato 12 gennaio 2013

LA CGIL ANCORA AL BUIO, PURTROPPO

Vorremmo premettere che nessuno si sogna di mancare di rispetto alla CGIL e ai suoi iscritti. Sia per la storia di quella Confederazione (che, come si suol dire, ha contribuito a innalzare il livello di civiltà nel mondo del lavoro e nella società del nostro Paese) sia per il gran numero di aderenti (milioni di lavoratori e pensionati) ad essa.
Certo che tuttavia leggere determinate dichiarazioni da parte del leader del maggior sindacato italiano suscita sconforto, poichè, oggettivamente, è il segno che ci fa comprendere come tanti lavoratori siano tenuti bloccati su posizioni di retroguardia e senza speranza di mutamento della realtà. Per farla breve, da una parte si lamenta la mancanza di un progetto complessivo per il lavoro che sia fatto proprio da un futuro governo che abbia un grande consenso, dall'altra , la storia di questi ultimi vent'anni ce lo dice, poco ha fatto la CGIL per farne affermare uno (ammesso che l'avesse) limitandosi a calibrare l'arma dello sciopero a seconda delle tendenze politiche del governo di turno e a osservare l'esito dei tentativi operati, individualmente, dai vari ministri del lavoro (e dai rispettivi studiosi di riferimento) quando questi appartenevano a compagini governative più gradite. Tipico esempio: l'accusa a Biagi di aver introdotto il precariato in Italia quando questo storicamente è stato avallato per primo dal ministro Treu.E, per arrivare ai giorni nostri, valga , per riaffermare la confusione di idee che regna da quelle parti, ricordare le vicende del Prof. Ichino, dapprima valorizzato come unico studioso capace di superare in positivo i limiti della legge Biagi, rifacendosi alle più moderne correnti di pensiero europee, poi passato alla minoranza del più grande partito del centro sinistra, ora addirittura arruolato da Monti. La CGIL cioè assomiglia sempre di più a quella grande squadra che sogna di rivincere lo scudetto ma fa poco o nulla per fermare la fuga dei grandi giocatori che possiede, dovendo quindi dare spazio alle seconde scelte, non all'altezza.Poichè negli ultimi vent'anni la parte politica della Camusso (apertamente dichiarata in TV dalla stessa) ha anch'essa governato per anni, ci saremmo aspettati una elencazione più specifica dei contenuti che andrebbero ripresi e rafforzati e di quelli da accantonare una volta per tutte. E invece si rimane nel vago, evocando i grandi piani del lavoro degli anni settanta (in realtà grandi infornate clientelari in posti pubblici per cercare di strappare i giovani dalla disoccupazione di massa e dalle tentazioni violente) o, lontanamente, la pianificazione dei paesi del socialismo reale di qualche decennio addietro.
La dimostrazione di come quel sindacato sia veramente in una fase ideologicamente recessiva sta poi nella posizione in base alla quale la CGIL sarebbe contraria alla proposta di Juncker del salario minimo garantito europeo in quanto la stessa significherebbe la fine del contratto collettivo nazionale di lavoro e avere, al massimo, la contrattazione di secondo livello.
Vogliamo essere maligni: ma forse non è che la CGIL anteponga il proprio benessere e la propria sopravvivenza (trattenute sindacali, contributi di assistenza contrattuale, per enti bilaterali, fondi pensione, fondi sanitari integrativi, caf, patronati, ecc) a quello dei cittadini (lavoratori ed ex , con o senza pensione) e delle loro famiglie? E che per tutelare sè stessa faccia finta di dimenticare fenomeni quali il lavoro nero, il precariato, lo sfruttamento (là dove i CCNL sono, da anni, delle pure e patetiche dichiarazioni di intenti) e la perdita di competitività delle imprese, le uniche che potrebbero creare lavoro vero e non assistito o , peggio, clientelare?