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giovedì 1 settembre 2011

CARLOMAGNO (Segretario Generale) e PATRICELLI (Responsabile Economico): LA MANOVRA DEL GOVERNO NON VA. ECCO LA RICETTA DELLA CSE

NOTIZIARIO N. 51
Ai Coordinamenti Nazionali FLP
Alle OO.SS. federate alla FLP
Alle Strutture periferiche FLP
Ai Responsabili FLP
Ai Componenti delle RSU
LORO SEDI

LA MANOVRA SARÀ TUTTA A CARICO DI DIPENDENTI, PENSIONATI E CONTRIBUENTI ONESTI. E LO "SCALONE" DETERMINATO DALLA CANCELLAZIONE DEL SERVIZIO MILITARE E DAL RISCATTO DELLA LAUREA È PIÙ INIQUO DI QUALUNQUE TASSA!!!!

Carlomagno (CSE): "Speravamo in una revisione in senso equo della manovra ma così proprio non va, la toppa è peggio del buco". E mancano comunque all’appello 4 miliardi di euro.
Le proposte della CSE.

Riportiamo, di seguito e integralmente, il notiziario della nostra confederazione CSE in cui si commentano le ultime novità riguardo la Manovra economica che il Governo sta licenziando in questi giorni:
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Se la manovra presentata in agosto dal governo Berlusconi pesava in modo cospicuo su segmenti ben precisi del Paese, dipendenti, pensionati e contribuenti onesti, con le modifiche annunciate dopo il vertice brianzolo (ormai anche le sedi del governo coincidono con le residenze private del premier) finiscono per gravare totalmente su chi paga le imposte accentuando le differenze tra onesti e disonesti a favore di questi ultimi.
Restano infatti pressoché inalterati i tagli agli enti locali (da 10 a oltre 7 miliardi di euro), che si tramuteranno in tagli a servizi e assistenza oppure in addizionali pagate solo da chi dichiara al fisco tutti i propri redditi; sparisce il "contributo di solidarietà" per i redditi oltre i 90.000 e i 150.000 euro di guadagno all’anno, con una scelta quanto meno discutibile: anziché allargare la base imponibile con una serrata lotta all’evasione fiscale, si cancella il contributo, mantenendolo solo per i dipendenti pubblici.
E come si coprono le maggiori entrate?? Con un'altra sforbiciata ai diritti acquisiti dai lavoratori dipendenti che non potranno conteggiare né il servizio militare né gli anni riscattati (pagando) di università per andare in pensione di anzianità. E poiché, nelle migliori tradizioni di questo governo, le misure vengono annunciate ma non ci sono testi consultabili, non sappiamo ancora se questo comporterà anche il passaggio forzato di centinaia migliaia di lavoratori dal sistema retributivo a quello contributivo. Con tanti saluti alle promesse della Lega Nord di non toccare le pensioni.
Per il resto, permangono il taglio del 10% del personale del pubblico impiego (e ce ne accorgeremo tutti quando non ci saranno infermieri e medici a curarci o quando le nostre pratiche amministrative non saranno evase perché non ci sono funzionari per farlo), le misure sulla mobilità coatta del personale, il differimento di due anni della buonuscita per gli statali e la spada di Damocle sulle prossime tredicesime.
Si annunciano invece tagli alle agevolazioni fiscali del "terzo settore".
Niente, se non fumosi annunci di maggiori controlli (fatti da chi, visto che anche il personale delle agenzie fiscali verrà tagliato del 10%????), sul lato della lotta all’evasione fiscale. E sul taglio delle province tutto rinviato a una legge costituzionale che chissà se verrà mai presentata!!!!!
In compenso, viene confermata la libertà di licenziare in deroga alle norme dello Statuto dei Lavoratori, i regali alle ecomafie con l’abolizione della tracciabilità dei rifiuti e l’assenza di qualunque liberalizzazione utile a risparmi di spesa.
Il tutto in un Paese che vede un calo dei consumi strutturale anche dei beni di prima necessità e una crescita prossima allo zero che questa manovra depressiva rischia di affossare ancora di più.
Ed è su quest’aspetto che punta Marco Carlomagno, Segretario Generale della CSE nel suo commento alla manovra: "Se verranno tradotte in atti concreti le dichiarazioni rilasciate ieri, la manovra si annuncia ancora più iniqua e depressiva. Non avevamo proclamato scioperi ma solo annunciato mobilitazioni perché speravamo in un sussulto di buon senso da parte del governo. Ma la "stangata" ulteriore ai lavoratori dipendenti su servizio militare e riscatto degli anni di laurea conferma la volontà del governo di dividere questo Paese e di penalizzarne la parte più onesta.
"Ho già convocato gli organismi direttivi della CSE per decidere le forme di mobilitazione ma - conclude Carlomagno, critico anche con una parte del fronte sindacale - è chiaro che quei sindacati che sino a oggi hanno stretto veri e propri patti leonini con il governo a danno dei lavoratori dipendenti e dei pensionati non possono rivendicare il proprio ruolo solo adesso e proporsi come soluzione".
La CSE però non propone solo critiche ma anche proposte per rastrellare i fondi necessari a far fronte alle richieste dell’Europa. Le illustra Vincenzo Patricelli, responsabile del Dipartimento politiche economiche e fiscali: "Aumentare la tracciabilità dei compensi riducendo i pagamenti in contanti al massimo a 200 euro e previsione del carcere per gli evasori fiscali. Ricordiamo che oggi l’evasione fiscale è stimata in 120 miliardi di euro all’anno; bandire subito un’asta per le frequenze radiotelevisive con un ricavo di almeno 4 miliardi di euro; tassazione straordinaria dei grandi patrimoni; cancellazione dei privilegi alla Chiesa con pagamento delle imposte escludendo solo i luoghi di culto (oggi se ad un’attività commerciale è annessa una cappella non si pagano le imposte comunali nemmeno sull’attività commerciale); riduzione delle spese per armamenti (non certo di quelle per il personale) o quantomeno condizionare le stesse all’effettiva vendita dei tantissimi immobili non utilizzati per le attività di istituto dello stesso dicastero. Solo nei prossimi anni è previsto l’acquisto di 135 cacciabombardieri per una spesa di 17 miliardi di euro e oggi si spendono 27 miliardi di euro all’anno di spese militari; cancellazione immediata delle province (non rinviata a data da destinarsi); riduzione degli stipendi dei politici che svolgono altre attività e divieto di cumulo di indennità per doppi incarichi; riduzione dei contributi alle imprese limitandoli solo a quelle imprese che dimostrano di saper stare sul mercato e che investono in ricerca.
"Non ci sembrano proposte eversive né impraticabili, solo più eque di quelle presentate sinora che peraltro – conclude Patricelli – non risolvono il problema visto che dai primi calcoli mancano all’appello 4 miliardi di euro che, ne siamo certi, rischiano di pagare ancora una volta i cittadini onesti".