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sabato 12 maggio 2012

ACHILLE PERRUCCI (VICE DELEGATO NAZIONALE CSE SETTORE PRIVATO): IL SINDACATO NEL MONDO IN CAMBIAMENTO

Con questo intervento, previa disamina di fatti che reputo importanti, intendo apportare alcune proposte da porre in essere per una futura ed intensa attività politico-sindacale del CSE – Settore Privato.
Preliminarmente ritengo che sarebbe opportuno programmare da subito un Convegno basato essenzialmente su tematiche sociali e del lavoro, a mio parere non più rinviabili, e le iniziative che dovrebbe intraprendere il CSE quale stimolo a quelle operative delle singole Federazioni.
E’ sotto gli occhi di tutti che la disoccupazione in Italia, come anche nel resto dell’U.E., anche se in misura inferiore, permane a livelli allarmanti ed è il più grave problema che si deve affrontare e risolvere al più presto. Basti volgere lo sguardo ad occidente: precisamente in Spagna con il popolo degli “indignados” e agli USA con “Occupy Wall Street”. Questo tasso elevato e persistente di disoccupazione esercita una forte pressione al ribasso sulle norme del lavoro. La precarizzazione del lavoro e le dimensioni dell'economia sommersa ed in nero sono la prova di questa realtà. Occorre, pertanto, attivare quelle manovre economiche utili e funzionali alla crescita dell'occupazione.
Cosi come è sotto gli occhi di tutti che la grave crisi economica mondiale che ha colpito in particolare l’Europa e pertanto il nostro paese la stanno pagando i lavoratori e le imprese oneste e non certo coloro che la hanno provocata.
Altro fattore non meno significativo che interessa il settore privato del lavoro è la così detta delocalizzazione verso i paesi orientali di molteplici attività imprenditoriali per effetto del basso costo della mano d’opera.
Basti pensare agli stabilimenti Fiat in Polonia per la produzione di automobili che un tempo venivano costruite nel nostro paese.
La condizione per porre fine o quanto meno un argine a questo sistema intollerabile di sfruttamento dell’uomo ed alla sistematica spoliazione di attività lavorative sul territorio di origine è possibile attraverso il coordinamento sindacale a livello europeo, attivare politiche omogenee di trattamento economico di base, uguale per tutti i lavoratori europei, costituente il salario minimo garantito utile e funzionale a consentire quello standard necessario ad impedire qualsivoglia interesse delle imprese a delocalizzare la propria produzione in altri ambiti e pertanto rimanere sul territorio di origine e senza con ciò impedirne l’espansione.
Così come le condizioni per porre in essere uno spiccato cambiamento dell’attuale situazione resta quella di innescare quella macroeconomia, a livello dell'U.E., di modifica delle politiche finanziarie ed introdurre nuovi elementi di bilancio, fiscali e di investimento degli stati membri, per consentire attraverso la crescita equilibrata delle prestazioni lavorative, il rilancio dei consumi e quindi la ripresa delle attività imprenditoriali e pertanto dell’economia con inevitabile incremento dei fattori di ripresa dell'occupazione in Europa e di conseguenza nel nostro paese.
Ciò stante attraverso la mobilitazione delle parti sociali e non solo, si potrà affrontare alla radice il problema della disoccupazione attraverso norme europee per il lavoro, che integrino il Patto per la stabilità e la crescita e con l’individuazione di una politica di attivo sviluppo industriale.
Occorrerebbe preparare e gestire il cambiamento industriale. Sarebbe utile proporre un osservatorio europeo, incaricato di raccogliere e diffondere l'informazione sul cambiamento industriale in corso e dei relativi insediamenti sull’intero territorio almeno per quelle attività di interesse globale.
L'innovazione tecnologica è uno degli aspetti più importanti della trasformazione della vita economica. Nuovi mercati si sviluppano col procedere della diversificazione dei prodotti, mentre l'innovazione a livello di processo lancia una sfida di rilievo all'organizzazione del lavoro. E' importante negoziare il cambiamento tecnologico, se si vuole che l'aumento accelerato della produttività, che esso coinvolge, sia messo al servizio di una migliore organizzazione del lavoro e di nuove opportunità di occupazione, invece che costituire l’innovazione stessa una minaccia per l'occupazione esistente.
L’innovazione tecnologica deve costituire un bene comune e come tale non deve essere messa a vantaggio di una sola parte ma deve costituire elemento di ridistribuzione economica per il conseguimento del benessere collettivo.
Nel nostro paese la riduzione dell’allarmante disoccupazione, pari a circa il 30% su base nazionale, deve essere considerata una priorità assoluta dal mondo politico e sindacale, in particolare nella lotta contro la disoccupazione giovanile e femminile e contro quella di lunga durata. Inoltre è necessario adottare misure politiche efficaci volte a ridurre la discriminazione contro le minoranze etniche e i lavoratori disabili, a integrare la politica della parità tra uomini e donne, incoraggiando a medio termine una nuova organizzazione del lavoro tra i sessi, che consenta agli uomini e alle donne di conciliare le attività affettive e familiari con quelle professionali.
Nel passato quindicennio, a fronte di una pressante richiesta del mondo imprenditoriale riguardante la così detta flessibilità, i lavoratori del privato ( e non solo ) sono stati precarizzati.
V’è chi non veda che la crescita rapida dei lavori precari od occasionali ha prodotto solo la proliferazione dell'insicurezza e dello sfruttamento del lavoro? Questi fatti sono derivati dalla sventata deregolamentazione del mercato del lavoro e dall’abbattimento di alcuni fondamentali diritti dei lavoratori e devono essere, pertanto, bloccati e riformati. E’ necessaria una nuova disciplina, attraverso una legislazione e accordi negoziati, che tenga conto dei bisogni reali ed attuali dei lavoratori. Quali quelli del diritto al lavoro dignitoso ed al trattamento economico costituente il minimo garantito, uguale per tutti. Solo con nuove norme sul lavoro sarà possibile riattivare l’economia dell’Italia grazie all’occupazione che si verrebbe a determinare.
Solo attraverso l’eliminazione del precariato o dello stagismo a vita è possibile far riprendere l’occupazione nel nostro paese attraverso misure economiche e fiscali che incentivino le imprese in tal senso.
Si sono ricreate le vecchie logiche della guerra tra poveri. Infatti viene attribuita alla vecchia generazione la colpa di assorbire le risorse delle nuove generazioni. Niente di più falso e menzognero.
Ricorderete, tempo fa, l' amministratore di una delle più note reti di telefonia ricevere il trattamento di pensione di circa 90.000 euro al mese. A non dissimili trattamenti i dirigenti della regione siciliana. Senza parlare dei così detti manager di stato (e non) e dei loro cospicui benefits.
Qui il ruolo decisivo del sindacato per contrastare ed impedire questi, che a mio parere, sono autentici scandali e misfatti consapevolmente posti in essere per sbeffeggiare ed oltraggiare il mondo dell’ordinario lavoro ed anche per salvaguardare la stessa dirigenza, sia pubblica che privata, cosi selvaggiamente diversificata nei trattamenti stessi e che invece andrebbe doverosamente riorganizzata secondo principi di equità.
Non meno importante è il ruolo del sindacato nel dover trattare con la parte politica, con la parte pubblica e quella privata le questioni della salute e della sicurezza sul lavoro: le condizioni del lavoro hanno subito un notevole deterioramento ed è aumentato il numero dei relativi infortuni, con aggravio delle condizioni psico-fisiche dei lavoratori e con notevole incidenza sull’economia del paese.. Ciò può essere spiegato con la precarizzazione del lavoro, l'insufficienza dei controlli e con carenze a livello di applicazione delle regole esistenti. L'evoluzione dell’universo del lavoro è accompagnata da nuovi rischi per la salute fisica e mentale. Ciò richiede, pertanto, l'adozione di misure per lottare contro questi nuovi rischi contestualmente a una trasposizione completa delle direttive europee nelle legislazioni nazionali. In tale contesto occorre incentivare la vigilanza sotto tutti i punti di vista.
Come già anzi detto a valenza europea anche nel nostro paese un campo fondamentale nel quale è necessario intervenire, con indifferibilità ed urgenza, è quello di estendere l'efficacia dei diritti dei lavoratori a tutti, senza distinzione di sesso o di razza.. Nonostante siffatti principi siano già ampiamente previsti e garantiti dalla carta costituzionale, la realtà resta quella di mercati del lavoro segmentati, con un trattamento ineguale degli uomini e delle donne e a tutti i livelli del rapporto di lavoro, dal salario agli orari di lavoro, dall'accesso alla formazione al percorso di carriera. Queste ineguaglianze nell’ultimo decennio si sono andate sempre più affermate mentre andrebbero contrastate ed urgentemente eliminate.
A mio parere, ulteriore elemento per il rilancio dell’occupazione, non riveste secondaria importanza la notevole riduzione del costo complessivo del lavoro. E’ assurdo che il costo di un lavoratore per un’impresa italiana sia pari ad “X” mentre effettivamente il netto che viene percepito dallo stesso lavoratore sia poco più della metà.
Come già sopra fatto cenno, quale altro elemento per rilanciare l’occupazione, necessita una profonda rivisitazione delle norme sul lavoro (Legge Biagi) riducendo notevolmente le tipologie contrattuali esistenti che, è mia convinta opinione, hanno determinato il notevole volume di precariato nel nostro paese.
Ed è per questo che ancora non ci soddisfa la Riforma Fornero, in discussione in Parlamento.
Occorrono norme e conseguentemente contratti di lavoro ad esse conformate che impediscano il lavoro precario; questo deve essere considerato quale elemento di flessibilità delle imprese solo una tantum e non reiterabile e della durata massima di sei mesi.
E’ abbastanza noto che per effetto delle vigenti scellerate norme molte imprese, anche a livello internazionale, con la scusante delle ristrutturazioni aziendali, licenzino i lavoratori a tempo indeterminato per sostituirli, dopo poco tempo, con lavoratori precari assunti a tempo determinato, a basso costo, con indice di supersfruttamento per la spada di Damocle del presunto rinnovo del contratto, sempre a tempo determinato, se non con stagisti a costo zero.
Sempre al fine di rilanciare l’occupazione non meno importante è mirare al mondo della cooperazione. E’ pertanto opportuno favorire, con mirate politiche economiche, fiscali e sociali la nascita e lo sviluppo di imprese cooperative che, quali società non a scopo di lucro, risultano utili ed efficaci al rilancio dell’economia del paese che vede diverse figure professionali rimettersi sul mercato del lavoro senza fini di speculazione privata. Garantire anche i minimi retributivi e contributivi. In tal modo si evita il formarsi del capitalismo e il divario sociale.
Importante passo è rilanciare l’economia attraverso iniziative a sostegno dell’agricoltura, della pesca, dei trasporti e del turismo che determinerebbero un congruo rilancio soprattutto del Mezzogiorno.
In merito al settore metalmeccanico, come già prima fatto cenno, occorre raggiungere obiettivi per contribuire alla formazione di un’industria europea, e in particolare di un settore manifatturiero, più competitivo su scala globale. Le politiche da attuare debbono essere coerenti e tese a promuovere occupazione di alta “qualità e sostenibilità”. Per raccogliere i benefici di un mercato unico occorre, da un lato, ridurre le forme di protezionismo e, dall’altro, assicurare che l’accresciuto livello di mobilità delle imprese all’interno dell’U.E. sia compatibile con i sistemi nazionali di relazioni industriali. Una maggior competitività è anche direttamente collegata alla ricerca e all’innovazione e, quindi, ad una forza lavoro formata e competente. Per questo occorre un investimento nel campo dell’istruzione e della formazione professionale. È indispensabile predisporre alcune condizioni che favoriscano la capacità di adattamento delle aziende e dei lavoratori ai mutamenti tecnologici e organizzativi attraverso la necessaria flessibilità da garantire nel tempo con interventi mirati.
Infine mi sia consentito un breve cenno sulla necessità di intraprendere, con la necessaria forza propulsiva che il mondo del lavoro è capace di mettere in atto, un'azione contro quanto è dannoso all’economia ed al mondo dell’espansione del lavoro nel nostro paese l’attuale sistema delle corporazioni ancora imperante.
E’ arrivato il momento di dire basta e quindi porre fine ai protezionismi ed alle baronie di varia estrazione.
Si avvii un serio e lungo elenco di liberalizzazioni (altro che quelle del Governo Monti) che da sole, sono convintissimo, assicurerebbero la ripresa occupazionale di un vastissimo universo di lavoratori e di professionisti: è appena sufficiente fare riferimento a livello esemplificativo a quanti posti si libererebbero nel campo del notariato, delle farmacie, dei tassisti, dell’avvocatura e di chi più ne ha più ne metta.
Altra non meno significativa attività è il rapporto del nostro sindacato con l’intera compagine del mondo dell’organizzazione sindacale, ma questo è un altro capitolo.
ACHILLE PERRUCCI
Vice Delegato Nazionale CSE Settore Privato
Segretario Generale CSE-FNILT (Metalmeccanici)
Coordinatore Interregionale Marche-Abruzzo-Molise CSE Settore Privato